Paul Yoon- La riva del silenzio

La riva del silenzio è il terzo libro di Paul Yoon, scrittore statunitense più conosciuto per il suo lavoro d’ esordio “Once the shore “. Nonostante le numerose aspettative, sostenute anche dalle ottime recensioni del NYT e compagnia, che lo hanno annoverato tra i migliori libri del 2013, e l’ accattivante copertina di Palladino & Palmieri, devo dire che ho trovato questo breve romanzo assolutamente insipido. Sono arrivata all’ultima pagina chiedendomi se la storia vera e propria dovesse ancora iniziare. Il protagonista è Yohan, un ex prigioniero nordcoreano che dopo anni in un campo di lavoro,  inizia una nuova vita in Brasile, paese dalla lingua e dai colori a lui assolutamente estranei, come apprendista sarto di Kiyoshi, ex medico di frontiera e uomo di poche parole che si rivela poco a poco nei suoi silenzi più che nei suoi racconti.

Alcune, essenziali figure attirano l’attenzione del giovane Yohan;  i bimbi sperduti Bia e Santi, e il pescatore Pexie, personaggi per cui sviluppa un affetto familiare, ma che sembra non arrivare  a conoscere mai intimamente e che, forse proprio per questo motivo,  restano sullo sfondo come figure flebili e poco caratterizzate.
Il lento, vagamente traumatico adattamento al nuovo mondo viene talvolta interrotto dall’ afflusso di ricordi che arrivano dalla lontana infanzia, e degli anni passati in prigionia, molti dei quali legati al vecchio amico cieco Peng, permettendo al lettore di conoscere meglio Yohan attraverso le immagini immortalate nella  sua memoria.
Vari elementi giocherebbero a favore di una trama ricca ed avvincente, o ancora meglio a un tipo di narrazione denso di realistiche verità, ma  per qualche motivo solo alcune di queste si palesano, e la storia non parte,  tutto viene raccontato in silenzio, come una voce cadenzata che legge l’ epilogo alla fine di un film.

Mi rimane il dubbio di non essere abbastanza sofisticata per apprezzare lo stile nipponico, meditativo ed essenziale di questo autore, caso in cui sarebbe inevitabile rimanere delusa dalla trama che pur contenendo eventi ed emozioni di una vita intera, manca di ritmo e sostanza.
Insomma concludendo, un posto sotto l’ ombrellone non si nega a nessuno, ma senza pretese.

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Recensione di
Margherita Gabba

Sono Margherita, ho 30 anni e faccio il medico di Pavia. Amo la narrativa, soprattutto quella che pone l’ attenzione sulla psicologia dei personaggi. Tra i miei autori preferiti troverete Nevo, Franzen, Grossman e Svevo. In sintesi mi definirei una lettrice egocentrica; mi piace ritrovarmi nelle parole di altri, i fortunati scrittori che hanno il dono di sapersi raccontare nero su bianco. Ogni libro è un incontro e serve il giusto tempismo per amarlo davvero, per far scattare la scintilla che trasforma una bella lettura in un ricordo prezioso.

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