Ci sono periodi in cui faccio fatica a leggere e solitamente questo succede perché non trovo libri scritti come piace a me. In quei momenti devo ricordarmi dei classici, intendendo i miei classici. Sono così tornato a leggere Philip Roth e precisamente “Patrimonio”, dietro suggerimento di un amico.
Si tratta di un memoir relativo agli ultimi giorni di vita del padre, la scoperta della sua malattia, il suo carattere pignolo e invadente ma bonario, la sua capacità di ricordare gli avvenimenti della Newark dei suoi tempi.
Se l’autobiografia è il modo per trovare un senso agli avvenimenti dell’esistenza, Roth delinea perfettamente la storia dietro semplici eventi quotidiani, aneddoti, persone vicine, ricordi – persino lapsus freudiani, come quando l’autore, diretto a casa del padre, sbaglia strada e si ritrova presso il cimitero dov’è sepolta la madre.
Una conferma di scrittura asciutta e senza sbavature.