Lorenzo Licalzi si cala nei panni di Mario, un personaggio dal carattere superficiale. Riassumendo, il suo “non so” è la risposta alla domanda “Cosa farai da grande?” che gli pongono soprattutto la sua ragazza e il suocero, implicando decisioni rispetto alla vita di coppia (matrimonio, figli) e professionale (lasciare il lavoro notturno in radio per un impiego in banca). La Vespa in copertina rappresenta quindi la spensieratezza a cui il protagonista sarà chiamato a rinunciare, soprattutto all’arrivo di un figlio a cui lui non aveva mai pensato e al quale bada con scarso interesse, cercando di sopravvivere; inevitabile la crisi coniugale.
Qui troviamo molti degli elementi già presenti in “Vorrei che fosse lei”: i rapporti con le donne, un viaggio in Giappone, le citazioni musicali, lo sport con gli amici come momento di socializzazione. Attraverso la voce tutt’altro politically correct di Mario, l’autore mostra i profili più o meno nascosti degli attuali trentenni/quarantenni: il disimpegno politico e sociale, il razzismo più o meno latente, il fancazzismo.
Bravo Licalzi a far proprie le nostalgie fanciullesche della sua generazione, un po’ meno a far risorgere questi Peter Pan chiamando in causa Murakami Haruki. Verso l’ultima parte di “Non so”, la narrazione sembra farsi meno incisiva ma più ripetitiva e prevedibile; il romanzo assume le caratteristiche di un diario, riportando tutti gli eventi quotidiani e non solo ciò che rende interessante una storia. Da spiaggia o da treno.