Luce, la protagonista di “Nessuno sa di noi”, scopre di attendere un figlio, Lorenzo, affetto da una malattia congenita che comporta un ritardo nello sviluppo e una bassa probabilità di sopravvivenza; la madre decide quindi di praticare un’interruzione di gravidanza all’estero, dove è possibile anche dopo il limite concesso dalla legislazione italiana. Il romanzo parla della suddetta esperienza traumatica e del tentativo di superarla da parte della donna, insieme al marito, la madre, la suocera, gli amici; ma in realtà Luce si sente sola, finché scopre un forum dove altre donne raccontano esperienze similari.
La scrittura di Simona Sparaco procede bene quando si tratta di descrivere gli eventi, un po’ meno quando vuole rappresentare le sensazioni provate dalla protagonista, caricando spesso le frasi di ripetizioni e cercando di conferire un ritmo artificioso ed estraneo agli stati d’animo di Luce. Stilisticamente parlando, tra i messaggi scritti sul forum, il peggiore risulta proprio quello della protagonista che, pensate un po’, di professione scrive su una rivista, in risposta alle lettrici. E’ proprio qui, forse, la chiave di interpretazione del romanzo: una breve storia che si è tentato di elaborare per renderla più interessante.
Piacerà in particolare alle lettrici de “La posta del cuore” o qualche analoga rubrica. Insomma, un best-seller.
Alla cinquina finalista dello Strega manca “Figli dello stesso padre”, vedremo domani.
P.S.: un’altra recensione qui.
Oh là, mi piace quando dici pane al pane e vino al vino!
Non si fanno sconti! :D
Sì beh, è difficile che i premi Strega meritino sul serio…almeno, da quando ho cominciato a farci caso io. O forse è semplicemente questione di gusti, un po’ “diversi” da quello che poi sarà il valore commerciale!