Mi chiamo… – Aldo Nove

Aldo Nove è uno dei miei scrittori preferiti; Mia Martini la cantante più amata dal mio ragazzo, che anche io ho imparato a  conoscere e ad adorare. Inutile dire che, quando ho scoperto che l’uno aveva scritto un libro sulla vita dell’altra, ho pensato che a volte anche al sublime – per fortuna – non c’è limite.

Mia Martini è, molto semplicemente, una cantante troppo brava. Ho usato volutamente quest’espressione – e non invece “bravissima” – perché è in quel “troppo” che sta tutto il suo dramma. Essere troppo, anche in senso positivo, è qualcosa che giocoforza ti fa staccare dalla massa agitata della mediocrità, della vita normale, senza infamia e senza lode, che la maggior parte di noi si trova a vivere. Troppo intelligenti, troppo belli, troppo sensibili, troppo talentuosi – fateci caso, riflettendo sulle storie del passato, chi è “troppo” di qualcosa difficilmente ha una vita facile e felice. Mia Martini non sfugge alla maledizione che spesso accompagna chi eccelle in qualcosa. Una voce che è un dono di natura, meravigliosa, struggente e potente senza bisogno di lezioni e vocal coach – molti diranno, e anche io lo penso, la miglior voce che ci sia mai stata in Italia – un animo solitario, schivo, originale, eccentrico ma non esibizionista; l’ingenuità e l’assoluta inadeguatezza nei confronti delle ambiguità dello show business, delle sue malizie. Un mix micidiale, destinato a farla implodere su se stessa proprio come avviene con le stelle, quelle vere.

Aldo Nove, con grande delicatezza e profonda poesia – le stesse qualità che caratterizzano tutti i 512648ac8172asuoi scritti degli ultimi anni – ripercorre quella che è stata l’ultima notte della cantante, prima del suo suicidio; continui flash back e ricordi ci raccontano la storia della sua vita. Un successo mai veramente cercato, che le è piombato addosso destabilizzandola. Il grande amore e allo stesso tempo la sottile invidia che la lega alla sorella Loredana Bertè – più bella, più diva, più amata dal pubblico. Le fragilità personali, che la rendono incapace di valutare attentamente chi le sta accanto e la pongono di fronte a diverse situazioni spiacevoli – come la detenzione per droga per essere stata trovata con pochi grammi di hashish che non erano nemmeno suoi. Sopra a tutto – fastidiosa, pesante come un telo nero – l’accusa di portare sfortuna, che da semplice pettegolezzo diventa un marchio a fuoco, qualcosa che la perseguita fino alla morte, insensatamente, crudelmente, facendole perdere soldi e ingaggi, amici e speranza. Raccontano che quando Mia Martini partecipava a un Festival o a un concerto, gli altri cantanti presenti venivano ritirati dalle loro case discografiche. Per un’importante manifestazione un amico di Mia – che l’aveva fortemente voluta – fu costretto a firmare di fronte a un notaio un attestato di assoluta responsabilità nei confronti di tutti i danni che “la iettatrice” avrebbe potuto causare – senza questo, non l’avrebbero fatta partecipare. Sembra un brutto scherzo. Sembra impossibile. E invece è tutto vero. La maldicenza e la superstizione esistono ancora, e come una volta possono distruggere vite, rovinare anime. L’accusa – unita all’invidia degli altri, per un talento che mai avrebbero potuto anche solo sognare di possedere – è una condanna a morte. Mia rimane sola, fatica a sopravvivere, pensa di non avere più nessuno al mondo, nessun motivo per andare avanti, nessuna via d’uscita. E sceglie di uscire di scena, così, senza fare rumore – come ha fatto per tutta la sua vita.

La storia triste di Mia Martini è comprensibile solo se si crede, per paradosso, all’esistenza degli dèi. Creature superiori che ogni tanto provano a dare al mondo un piccolo assaggio di quello che potrebbe essere, che tutti potremmo essere, se soltanto ci credessimo. Ma quando vedono che tutta questa meraviglia, questo miracolo, non viene capito – anzi, viene abusato, infangato, distrutto, emarginato – se lo riprendono, semplicemente. “Peccato, non sono ancora pronti”. Già, non lo siamo, non lo eravamo. Ci dispiace, splendida Mia.

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Recensione di
MaddalenaErre
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2 commenti
  • Presentazione fantastica.
    La condividerò perché contiene un pezzo, dove si parla del concetto di ‘troppo’, che mi piace moltissimo e spiega quanto sia crudele a volte il mondo, quando qualcuno si distingue per pulizia, talento e ingenuità…
    Il libro diventa, di colpo, desideratissimo.
    Non lo conoscevo.

Recensione di MaddalenaErre