Lovecraft – Tutti i romanzi e i racconti

Vivo in un incubo interminabile, tra la veglia ed il sonno, eppure non sono né veramente sveglio, né veramente addormentato.

H.P. Lovecraft – Tra le mura di Eryx

Howard Philiphs Lovecraft (Providence 1890-1937), il solitario di Providence, una gioventù segnata dalla malattia mentale del padre, terminata in un ricovero in manicomio e nella morte per sifilide, dalla presenza opprimente della madre che lo convinceva a restare in casa perché “troppo brutto” per essere accettato dagli altri. Una di quelle situazioni in cui la fuga era necessaria, se non del tutto raccomandabile, una fuga che il piccolo Howard ha costruito attraverso la grande biblioteca ereditata dal nonno. La scoperta dei classici della letteratura latina, l’approdo al genere gotico e alla letteratura del settecento lo hanno formato e ne hanno delineato lo stile e il tono:

“All’incirca in questo periodo, le illustrazioni magiche di Gustave Doré – incontrate nelle edizioni di Dante, Milton e nell’Ancient Mariner – mi impressionarono vivamente. Per la prima volta cominciai a scrivere.”

L’inizio di una lunga carriera di scrittore, prima dilettante, militando in alcune associazioni giovanili, la scrittura diventerà una professione con l’inizio delle collaborazioni come revisore e correttore di bozze e, in più di un caso, vero ecopertina-lovecraft-tutti-i-romanzi-e-i-racconti proprio ghost-writer, circa il 30% della sua opera è a firma di altri. Lavoro che manterrà per il resto della sua vita e con cui si manterrà. Da avvio ad una nutrita corrispondenza con numerosi scrittori in giro per l’America diventando, per alcuni di essi, un consigliere ed un primo accorto lettore delle loro opere. Alla fine della sua vita il suo epistolario arriverà a contenere un numero superiore a 100.00 lettere di cui alcune di decine di pagine, un’opera di scrittura, critica letteraria e riflessione sui contenuti dei suo racconti immensa.

Il Mammut della Newton, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, raccoglie tutta l’opera narrativa in prosa, una parte significativa di quella in versi, ed alcuni saggi sulla letteratura dell’orrore estratti da prefazioni a pubblicazioni di vario tipo o dalle lettere. Un’opera di raccolta, reintegrazione e presentazione imponente, d’altra parte la collana si chiama Mammut. Detto questo, non tenterò di lanciarmi in una sorta di riassunto o analisi di tutto il materiale, perché è un’opera nettamente al di là delle mie forze ed al di là della quantità di spazio accettabile per una recensione online. A questo punto dunque, visto che qualcosa ho deciso di imbarcarmi a scrivere, voglio proporre un piccolo sentiero fra le montagne dell’orrore innalzate da Lovecraft, mostrando un po’ di scorci significativi.

Fissiamo quindi una prima tappa, un campo base, a partire dalle sue riflessioni critiche sul genere del racconto dell’orrore e del soprannaturale, partendo da un riconoscimento del genere di produzione di cui il genere era, e ho impressione sia tutt’ora, soffocato:

Ipocrisia, convenzionalità, banalità, artificiosità in false emozioni e puerile stravaganza, regnano indiscusse in questo genere letterario sovraffollato, e rarissimi sono pertanto i prodotti legittimati a rivendicare un’autentica maturità letteraria.

la sua scrittura, con questa premessa, parte da una profonda riflessione sulla macchina umana e sul meccanismo necessario a provocare la paura nei lettori. Questa consapevolezza e questa rigidità l’ha praticata fino in fondo arrivando a dire, e a comportarsi di conseguenza:

Lo scrittore autentico deve dimenticare l’esistenza degli editori e del probabile pubblico, rassegnandosi invece a sporadiche vendite e lavorando esclusivamente per esprimere se stesso e soddisfare i modelli narrativi ch’egli stesso approva. Lo spirito di commercio e quello letterario non conoscono punti d’incontro se non fortuitamente.

e questo è il primo fattore di cui tenere conto all’interno della sua produzione. Da questo campo base metodologico muoviamo il primo passo in direzione della prossima tappa: il sogno e Randolph Carter.

Il mondo onirico è un altro dei punti di snodo dell’universo lovecraftiano, un crocevia presso cui vale la pena fermarsi e gettare uno sguardo d’insieme. Dalla morte della nonna, quando aveva solo sei anni, Lovecraft sarà perseguitato negli incubi dai magri notturni:

Comparivano nei miei sogni, soprattutto in quegli incubi sulle entità nere, alate e fibrose che io chiamavo Night-Gaunts.

pipistrelli senza volto, fibrosi e orridi, che abitano le montagne intorno al malefico altipiano di Leng e le profondità in cui si annidano sono abitate dai Ghoul, esseri umani caduti nell’ombra per l’abitudine di mangiare cadaveri, che li usano come cavalcature. Queste creature, un po’ incredibilmente dopo l’orrida descrizione, aiuteranno il sognatore Randolph Carter, per certi tratti quasi un alter ego di Lovecraft, nella sua ricerca del monte Kadath, luogo del mondo dei sogni, forse di molti altri mondi, in cui danzano nella notte gli antichi dei della terra. Il mondo dei sogni è per Lovecraft così reale e imponente da costruirne una vera e propria mappa, di cui ho provato a darvi questo breve accenno, una successione di luoghi, impressioni e resoconti in misteriosi libri che echeggiano di racconto in racconto. Un mondo dietro le cortine del sonno in cui gli universi e le dimensioni si incontrano, ci si accede per ripide scalinate al di là del sonno profondo o per valli e crepacci della terra su cui si aprono zone che vi confinano.

Cthulhu_sketch_by_LovecraftDopo le valli e le montagne del mondo dei sonni, in una terra che vi confina e fa da ponte tra quella dimensione e la nostra, si situano i racconti del ciclo di Cthulhu, oscuro messaggero dei Grandi Antichi, dei esterni, alieni, personificazioni delle più innominabili e ancestrali paure del genere umano. Mostro polimorfo dalla testa di piovra che abita la perduta e sommersa città di R’lyeh, la sua presenza e quella dei grandi antichi e dei terribili culti ad essi legati percorre in sottofondo moltissimi racconti. Alcuni dei suo segreti sono tramandati attraverso l’innominabile Necronomicon, le sue tracce compaiono ovunque qualche uomo decida di guardare nell’abisso, di sondare oscure segreti che dovrebbero restare tali:

Ho sondato gli abissi dell’orrore… solo per rendermi conto dell’esistenza di abissi ancora più profondi.

Le mostruosità che vengono dalle profondità dello spazio, da dimensioni distorte, da luoghi il cui solo pensiero conduce alla follia abitano queste pagine e infettano le menti dei personaggi facendoli dubitare di loro stessi e di ciò che hanno visto. Un ciclo di orrori cosmici e innominabile da cui mi permetto di suggerire un ultimo scorcio di questo mondo di tenebre, la funzione dell’innominabile e dell’indescrivibile.

Parte della cifra e dello stile caratteristico di Lovecraft sta nella sua reticenza di dettagli riguardo gli orrori, che sia il modo di evitare di mostrare la cerniera sul costume del mostro o che sia il modo di instillare e sottolineare con l’impossibilità il terrore di fronte a cui ci si è trovati, questo è quello di fronte a cui ci si troverà leggendo:

“Mi sembrava di guardare uno spazio sconfinato, qualcosa di inesprimibile e indescrivibile con parole umane […]”

“In realtà, non c’è nulla nella nuda verità sul cielo che ne aumenti piuttosto che diminuire il timor panico davanti alle sue immensità insondabili e indescrivibili…”

“Esistono orrori che travalicano ogni orrore, e quello che avevo di fronte era uno di quei grumi d’incubo supremo che l’universo assegna ad una minoranza di sfortunati.”

quasi un ritornello per chi si avventura in queste pagine, un continuo rimando alle limitate possibilità dell’uomo di fronte al caos urlante che soggiace all’impressione del nostro cosmo ordinato.

Il tour nella casa infestata finisce qui e qui vi faccio l’invito, il suggerimento, a scendere dal carrellino un po’ scalcinato che vi ho proposto e di inoltrarvi da soli in queste pagine, alla scoperta degli orrori ultimi e del genio polimorfo di Lovecraft. L’unico avvertimento che mi sento di farvi è di carattere puramente ergonomico, io nell’edizione completa mi sono lanciato tramite e-book, ho il timore che il kg e mezzo per 1912 pagine dell’edizione cartacea sia poco maneggevole: in caso si opti per quello consiglio cautela e un buon leggio.

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Recensione di
Cirdan
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5 commenti
  • Dico solo di aver letto qualcosa del ciclo di Cthulhu e la casa sull’abisso quando avevo 10/11 anni..e non è stata la cosa migliore che potessi fare XD
    sicuramente Lovercraft è suggestivo, ma ormai ho capito che l’horror non fa per me!

  • Mi sa che comprerò il formato cartaceo. E anche un buon leggìo :-)

    I suoi romanzi e racconti sono così tanti (e così brevi) che è sempre stato difficile impacchettarli in un libro commerciabile. La sua produzione è stata sempre pubblicata in modo frammentato. È difficile trovare un’opera davvero completa su Lovecraft come questa.

    Puntualizzo solo una cosa:
    I suoi orrori non “personificano le inquietudini umane”. È questo che differenzia Lovecraft da altri scrittori. Gli orrori di Lovecraft sono qualcosa di più grande dell’umanità. Sono orrori cosmici, universali. Gli Dèi Esterni (Azathoth, Shub-Niggurath) non si curano affatto dell’umanità. Rappresentano la disumana immensità dello spazio e del tempo. L’incomprensibile infinità di un Universo senza origine né scopo.

    A Lovecraft piace giocare sui fattori di scala. Confrontare il minuscolo con l’immenso. Il presente con il remotissimo passato. Suggerire al lettore la sua insignificanza nei confronti di un Universo sterminato e indifferente.

    • Ciao Pericle!

      In realtà i dei del suo pantheon esterno sono sì, amorali e cosmici, ma spesso hanno sotto un riferimento a quello che ha provato nella vita. Il caos strisciante e la follia del padre, i magri notturni e la morte della nonna, shub-nigurath e le frustrazioni sessuali. Ovviamente, la grandezza del genio sta poi nell’aver elevato tutto questo a legge cosmica ed averlo disincarnato e sublimato. Partito da dentro per arrivare alle stelle e tornare ad incutere il dovuto orrore come principio cosmico. (Iä! Shub-Niggurath! Capro nero dai mille cuccioli.)

      • Wow, non sapevo questi dettagli. Ma lo dice lui nei carteggi o sono interpretazioni successive?
        Comunque a me piace ancora pensare ai suoi orrori come trascendenti l’esperienza del singolo uomo. Ovviamente saranno ispirati alle sue esperienze. Questo dà un tocco di umanità ad uno scrittore che è sempre stato percepito come “disumano”.

        • In realtà fanno parte di interpretazioni successive a partire da quello che racconta di sé nell’epistolario. Spesso la comparsa dei nuovi orrori avviene subito dopo uno dei grossi periodi di stress o alcuni travagli ben documentati nell’epistolario. Visto quanto poggiava sul suo mondo onirico per “tirare fuori” racconti, quest’ipotesi l’ho trovata azzeccata.

Recensione di Cirdan