Logos & Eros #1 – La vita sessuale dei camaleonti, C.D. Formetta

In questa nuova piccola rubrica vorrei provare a raccontare il romanzo e il racconto erotico, un genere spesso indefinito e molte volte incompreso. Oggi, infatti, basta che un libro contenga qualche scena di sesso – fosse anche un volume di cucina, o di viaggi – per essere definito tale. Inoltre, parlare e scrivere di sesso fa vendere di sicuro qualche copia in più – e questo editor e case editrici lo sanno perfettamente, soprattutto se a scrivere è una donna, magari anche giovane. Il risultato è che gli scaffali delle librerie sono saturi di volumi che promettono scandali ed esperienze controcorrente, ma che a conti fatti sono quasi sempre dei noiosi e banali esercizi di stile – questo nel migliore dei casi – oppure abili lavori di taglia e cuci operati dagli editor per poter pubblicare un romanzo la cui autrice non raggiunge la maggiore età. In entrambi i casi, di erotico e di sensuale non c’è quasi niente.

Ho deciso di cominciare parlando di questo racconto lungo – o romanzo molto breve – di C. D. Formetta, che ho cercato a lungo, perché è una piacevole eccezione a quanto detto sopra. Personalmente trovo che il tema dell’erotismo si esprima al meglio in un racconto piuttosto che in un intero libro – ci sono dei tempi che devono essere rispettati, non è facile reggere la tensione narrativa molto a lungo e il rischio di ripetersi e di risultare quindi banali è sempre in agguato, ancora di più trattando di un argomento come questo.

La vita sessuale dei camaleonti è davvero uno di quei libri che non ha nemmeno una parola fuori posto. Attraverso le vite intrecciate di Trevor, Mauro, Maxim e della protagonista – forse la stessa autrice, non viene mai detto esplicitamente, questo è l’unico cliché della letteratura erotica che viene usato qui – ci viene mostrato uno spaccato della vita moderna, che va sempre troppo veloce fino a perdere l’orientamento e a far girare la testa, confondendoci le idee su quello che è importante e quello che invece non lo è. Le scene di sesso sono poche e mai gratuite, inserite sempre al momento giusto e raccontate senza sensazionalismi né banalità e luoghi comuni, riuscendo a trasmettere a chi legge tutta la frustrazione di un desiderio intenso che però si scontra contro un ipotetico amore senza via d’uscita, fine a se stesso, senza speranza. Non c’è sensualità ma brutalità e una certa sofferenza esistenziale che si esprime anche attraverso il lato erotico del racconto.

Tutti i protagonisti sembrano guardare la propria vita da dietro un vetro, con il naso appoggiato sulla superficie fredda e gli occhi spalancati: ogni cosa sfugge loro di mano, non riescono a gestire il tempo e il talento, si perdono tra capitali europee solo all’apparenza accoglienti e piene di prospettive e poi si ritrovano con le spalle al muro, senza rendersi bene conto di come sono finiti lì. Il finale è soprendentemente lieto – non me l’aspettavo – ma comunque privo di ovvietà: sospeso, lascia solo immaginare quali possano essere gli sviluppi futuri della storia.

Un plauso all’autrice anche per essere stata in grado di scrivere, più di qualsiasi altra cosa letta finora, la descrizione perfetta di Londra, su cui avendoci vissuto a lungo non posso che concordare al cento per cento.

“Magari Londra è davvero la capitale della Repubblica dei Sogni. Qui ogni strada sembra un inganno della mente, spesso si rivela un vicolo cieco. Questa città è un meraviglioso imbroglio, che prima mi fa desiderare l’impossibile e poi mi fa star male perché non riesco a ottenerlo.”

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MaddalenaErre
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