Bologna, 1944. La città è occupata dai tedeschi e non è ancora stata liberata. Il commissario De Luca, integerrimo, ma già costretto a scendere a compromessi nel precedente “Peccato mortale”, è impegnato a indagare non più nella polizia criminale, ma per perseguire -per conto dei fascisti- i delitti politici. Tuttavia si ritrova a indagare su tre omicidi, uno dopo l’altro, per conto prima del prefetto, poi dei tedeschi, poi insieme al commissario Petrarca (e da qui l’indagine diviene congiunta).
Quello che più è interessante, al di là della vicenda che vede coinvolti gli alti vertici della polizia italiana, delle S.S, oltre che i Partigiani, è come viene descritta la vita della gente comune che De Luca incontra, la vita quotidiana ai tempi dell’occupazione: il coprifuoco, la città deserta, il razionamento dei cibi, che potevano essere acquistati solo con la tessera annonaria (cibi di prima necessità, come burro, pane, zucchero, olio…), la gente che era rimasta senza casa (e aveva trovato sistemazioni di fortuna, come ad esempio nei palchetti di un teatro abbandonato), le donne che andavano a lavare i panni nell’acqua del Reno…
A ciò si aggiunge la vicenda umana e professionale del commissario, i suoi conflitti e la possibilità di riscatto.
All’inizio di ogni capitolo (il romanzo è diviso in giornate), c’è un estratto del “Resto del Carlino” di quella giornata, che documenta la vita quotidiana in quei tempi difficili e ci permette di calarci nello spirito del momento, di precarietà, di tensione, di incertezza verso il futuro. Il giornale fungeva anche da bacheca, e da monito per chi non rispettava anche le più semplici regole che scandivano la vita quotidiana.
Carlo Lucarelli non è solo uno scrittore che si è documentato per scrivere un giallo storico, ha proprio alle sue spalle un retroterra di conoscenza approndita della storia del nostro Paese, che vantano in pochi. Il migliore, direi. Forse non è facile da leggere per tutti, ma dovrebbe essere letto da tutti, specialmente in un momento come questo, nel quale uno sguardo al passato, con cognizione di causa, ci permette di affrontare con più serenità il presente.