Se voi, come me, avete impressa nella mente la figura austera di una casa vittoriana, oscura, opprimente, maligna, ecc… beh, allora condividiamo la raffigurazione classica della casa stregata.
Vi siete mai chiesti da dove arriva questa rappresentazione così calzante, qual è l’origine della sua costruzione?
Shirley Jackson con il suo Incubo a Hill House riesce proprio a creare il mito della casa abitata da forze oscure.
La presentazione in questi casi è tutto e l’autrice sceglie proprio di mostrare la casa – a tutti gli effetti la protagonista di questo racconto – dal principio, con una descrizione che è tipica di chi mostra il carattere di un personaggio attraverso la sua immagine.
Dopotutto la casa ha connotati architettonici molto particolari, con forme ingannevoli e inclinazioni malsane, come di un volto umano che nasconde qualcosa.
Il lungo viale che conduce al cancello della magione è un lento distacco dalla normalità, uno scollamento con tutto quello che riteniamo reale.
I quattro inquilini (poi 6) di Hill House non sono nuovi a situazioni paranormali (tranne l’erede della casa stessa) e anche noi lettori dobbiamo presto imparare a convivere con rumori improvvisi, visioni spaventose e correnti d’aria gelida concentrate in un solo punto.
Il freddo, il gelido abbraccio della morte – altro classico della manifestazione del male – è reso in maniera tanto coinvolgente che, nei momenti di forte suspance, sembra di avvertirlo noi stessi – nelle ossa – e tendiamo ad entrare in forte empatia con i personaggi. Non a caso rappresentano un ampia gamma di sfumature caratteriali, bilanciate a tale scopo; abbiamo:
– Lo studioso, ancorato alla scienza ma desideroso di trovarsi di fronte all’inspiegabile;
– La medium inconsapevole, colei che nutre dubbi su tutto e che senza volerlo apre tutte le porte all’ignoto;
– La tosta, capace di sdrammatizzare le esperienze spiacevoli con battute sprezzanti…salvo poi preoccuparsi davvero per la piega degli eventi;
– Lo scavezzacollo, presentato come scansa fatiche, furbo e pure tendente al furto, si dimostra ben piantato e quasi immune alla fascinazione della casa. Forse il suo essere erede prossimo lo salva da influenze soprannaturali.
Questi gli attori iniziali a cui si aggiungeranno (e qui ci si discosta dal classico assottigliarsi delle fila dei personaggi ):
– La moglie esaltata dello studioso, che è completamente calata in una preconcezione della casa stregata e dei suoi abitanti e proprio per questo non entra mai realmente nella casa, quasi ne fosse snobbata;
– Lo spaccone, avvezzo all’uso della pistola e alla atrofizzazione del pensiero.
Il fatto è che Hill House filtra lentamente nei cuori e nelle menti dei suoi abitanti. Le storie di fantasmi della casa (qui intesi come vecchi abitanti) sono coinvolgenti ma non terrificanti e seguendo questo volo planato, finiamo nella tela del ragno senza volerlo.
La casa colpisce in modi inaspettati andando a minare le sicurezze degli inquilini (e le nostre).
Un capolavoro della narrazione, un classico che merita menzione nelle librerie di appassionati e non, un libro che vi farà venir voglia di scoprire altri romanzi di Shirley Jackson per rimanere ancora nelle sue parole e tra gli incanti che sa generare.
E’ da tanto che vorrei leggerlo, però mi sembra alquanto inquietante…però mi incuriosisce molto
Fai bene a incuriosirti, è un libro meraviglioso e, malgrado la tematica inquietante e paurosa, rimane un romanzo scritto in maniera sublime. Shirley Jackson è una virtuosa della narrazione!