Ho avuto questo libro tra le mani molte volte, non mio, e non l’avevo mai letto. Ricordavo l’incipit come parte della memoria collettiva e probabilmente scolastica ma nulla più, tanto da rimanere con l’amaro in bocca all’evidente e preannunciato finale.
Non ci sono molte parole per descrivere questo libro. Dal titolo ci viene detto che è una lettera ma io sono propensa a pensare il tutto come un diario, sebbene non ci siano date è chiaro che la storia si sviluppa lungo un continuum temporale, dritto fino alla fine, fino al buio.
Mi è piaciuto molto perché è un libro vero. Mi è piaciuto molto perché la Fallaci non racconta bugie ma la sua verità. Personale in diversi pezzi ma pur sempre verità.
Mi è piaciuto molto perchè leggendo mi sentivo presa in considerazione non come donna ma come persona. Una persona dotata di libertà e di diritti, dotata di dolore e ambizioni, di voleri e di raccapriccianti speranze.
È un libro straordinario per l’anno in cui è stato scritto (1975) e lo è ancora oggi per l’attualità imbarazzante del tema. Non è cambiato molto dall’essere madre (o aspirante madre) allora e nel 2010.
“Una volta nato non ti dovrai scoraggiare, dicevi: neanche a soffrire, neanche a morire. Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.”
E' un libro che ho amato moltissimo.
Vero, come dici tu.
Clarinette
l'ho letto due volte: una, perchè me l'avevano consigliato; e due, perchè la prima volta ero troppo piccola per capire cosa leggevo.
mi ha fatto piangere, mi ha dato fastidio, mi ha preso e mi ha fatto voglia di buttarlo dalla finestra: insomma, un vero libro, alla fin fine.
ma non lo rileggerei, no, basta così.