La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano

"Mattia era lontano. Fabio era lontano. La corrente del fiume produceva un fruscio debole e sonnolento.
Si ricordò di quando era distesa nel canalone, sepolta dalla neve. Pensò a quel silenzio perfetto. Anche adesso, come allora, nessuno sapeva dove lei si trovasse. Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando. Sorrise verso il cielo terso. Con un po' di fatica, sapeva alzarsi da sola."

 È passato diverso tempo da quando ho letto questo libro. Ho sempre detto che avrei voluto scriverne una recensione, ma non ero mai abbastanza ispirata. Stasera lo sono.
È un romanzo di cui si è parlato molto e la cui trama è probabilmente nota anche a chi non ha avuto occasione di leggerlo. È stato osannato tanto quanto è stato criticato. Io personalmente l’ho trovato stupendo.
 
La solitudine dei numeri primi riesce a raccontare cose di cui di solito non si parla, e lo fa grazie ad una scrittura lucida, scorrevole e a tratti implacabile, che porta il lettore con sé nei meandri della storia, tenendolo inesorabilmente avvinto. Protagonisti sono due “numeri primi”, Mattia e Alice, entrambi con un passato ingombrante e traumatico dal quale non sono in grado di liberarsi; entrambi preda di un disagio psicologico in cui nessuno riesce a penetrare. È proprio la sofferenza che li accomuna ad avvicinarli, a far nascere fra loro un amore che, tuttavia, viene celato dietro l’amicizia e che non andrà mai al di là di un unico timido bacio.
La storia fa appassionare e allo stesso tempo sconvolge, perché è come se la sofferenza dei due protagonisti fosse palpabile, al punto che in certi passaggi ti chiude la gola come un macigno. Ci sono persone che sono troppo diverse dal mondo per poter riuscire ad appartenergli fino in fondo. In questo libro questo appare talmente chiaro da fare male.
Eppure, a mio parere, non è romanzo che non lascia speranze, che si chiude in una totale negatività. Anzi. Nel passo finale sembra apparire persino una certa serenità. Alice si rende conto che se vuole rialzarsi, risollevarsi dopo aver raschiato il fondo, lo deve fare da sola, con le sue sole forze: finalmente sa che può bastare a sé stessa. Quando avrà risolto i suoi dissidi interiori e avrà fatto pace con il suo io- e solo allora – sarà finalmente capace di amare.
Lo scrittore lascia aperto il finale, così come altre vicende secondarie all’interno della storia: il suo è un libro che si presta a varie chiavi di lettura, che non pretende di regalare verità ma solo dubbi, incertezze, spunti di riflessione.
Certo non trasuda ottimismo, ma di questi tempi è comunque inutile continuare a raccontarsi le favole. Non ci crede più nessuno.

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Recensione di
Redazione
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5 commenti
  • ne ho sentito parlare tanto, e in tanti modi diversi, che non mi viene voglia di leggerlo. non mi viene, non ci riesco, non mi attrae.
    però certo che una recensione come la tua un po' questa convinzione la fa vacillare …

  • Ciao Imperfect :)
    Come hai commentato la mia recensione, vengo a commentare la tua… beh, che dire, hai ragione per molti versi… offre molti spunti di riflessione proprio perché i temi trattati sono importanti e non si può sottovalutare la cosa, ma proprio per questo motivo, mi sarei aspettata una cura maggiore di queste cose. 
    Ciò che mi imbestialisce di più – ad esempio – è la poca considerazione dell'anoressia di Alice. Vive e vegeta senza problemi – a parte per lo svenimento che da occasione per mettere in tavola l'apparizione di una Michela cresciuta e sempre ritardata – e poi il nulla… sia per lo svenimento che per l'apparizione/incontro. Perché aprire due porte e non chiuderne con "ordine" nemmeno una?
    E' questo che lascia con l'amaro in bocca.
    Ma vale per tutto… anche il matrimonio con Fabio che è un DOTTORE e non si accorge della malattia della moglie se non dopo anni e anni… incredibile, è un buco nella storia troppo strano. Se l'autore l'avesse concepito come architetto/intellettualoide poco avvezzo a certi temi, o magari anche poco presente per lavoro…. l'avrei potuto ritenere credibile. Ma no… 
    Come molti altri che hanno letto la storia, sono molto colpita dall'inizio del romanzo, dalle premesse, il periodo di Mattia e Alice da adulti è molto criticabile, invece :)

    L'inizio è ben affrontato, ma il seguito poteva andare diversamente, pur mantenendo il fine ultimo che l'autore aveva quando iniziò lo scritto ;)

    Confrontarsi è sempre bello, mi piace anche vederla a tuo modo… perché leggerlo è stato piacevole e molto veloce, a onor del vero, curiosa di sapere che sarebbe successo ci ho messo veramente poco a divorarlo.
    nel bene e nel male è un libro che piglia parecchio!

Recensione di Redazione