Una lettera scarlatta, un elegante fregio che risalta sul petto della giovane e colpevole madre Hester Prynne, macchiatasi del peccato di adulterio e bollata, dalla società puritana, come creatura del demonio. Quel simbolo di vergogna ricamato con tanta cura sulla sua veste, può tuttavia mutare il suo significato e diventare motivo d’orgoglio, l’unico mezzo per distinguersi dalla massa crudele e bigotta; insieme col tempo può segnare e fortificare il carattere della giovane, e non solo il tempo. La vivacità, la curiosità e l’ingenuità della piccola figlia di Hester, sorprendente e dolce, di una dolcezza che solo i bambini sanno trasmettere, spesso la feriscono, e gli orrori che la circondano fungono da monito per Hester: si può cambiare, anche il più basso peccatore può diventare il modello che tutti seguono, o si vantano di conoscere. Orgoglio, volontà di riscatto e soprattutto l’amore verso il padre di sua figlia, provato e sopraffatto da una colpa tanto grave, gonfiano il cuore di Hester e gli occhi dei lettori più sensibili.
La trama, semplice e quasi scontata, passa in secondo piano rispetto all’abilità che Hawthorne dimostra nell’introspezione psicologica ed alla profonda presa di coscienza delle ambiguità della sua America puritana, attuali e sempre minimizzate. Che sarebbe successo se oggi un romanzo del genere, condito magari di pedofilia, avesse avuto la stessa diffusione?