L’uomo autografo – zadie smith

Lo avevo immaginato fin dal principio;
L’uomo autografo non sarebbe stato una lettura facile, da singolo boccone per capirci.
Il predecessore, Denti bianchi, ha traghettato il mio animo dalla terra della sfiducia a quella dell’impegno – ma questa é un’altra storia.
Ero preparato ad un viaggio altrettanto lungo ma meno periglioso.
Zadie Smith é riuscita a farmi entrare nello strano mondo di Alex Li Tandem.
Un mondo strambo, fatto di aste, illuminazioni spirituali guidate (dalle droghe) e il malessere di non sentirsi ne carne ne pesce.
La solitia ambiguità identitaria come marchio di fabbrica dell’autrice.
Alex é inglese, ed ebreo, e cinese, e attaccato alla bottiglia e ossessionato da un autografo che, forse, non potrà mai avere, per quanto si impegni.
Sempre lì a sbattere la testa sui problemi, con gli amici che lo amano (nelle varie sfumature tipiche dell’amore) e che lo tampinano perché scenda a patti con il suo io più profondo, le sue radici.
Una scrittura “pindalica” che non concede respiro; é l’uomo ad essere raccontato e  non é concesso scampo.

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Recensione di
Simone Gentile

Sono Simone Gentile. Stretto tra una torre di libri e una pila di graphic novel (da leggere tutti, rigorosamente, in ordine sparso) continuo a lasciare una traccia nera su un foglio bianco; un timido rivolo che vuole affluire all'impetuoso corso della narrativa e continuare il Viaggio. Sono aperto a qualsiasi genere ma attratto dalle varie declinazioni della paura, per questo spesso mi ritrovo invischiato in storie che "MAMMAMIA!"... e forse poi, un po', me le vado a cercare.

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