Parto dal finale; e chi se lo aspettava? Mi ha lasciato basito per qualche secondo buono. Roba da scorrere velocemente le pagine per vedere dove era stata seminata una simile meraviglia.
Bah!
Certo ci vuole coraggio a finirla così una storia.
Ero stato attirato dalla costina del libro, che riportava: “il nuovo Borges”, “ indagini di un investigatore letterato”; c’era da leccarsi i baffi insomma.
Tutto sembrava filare liscio tra tè gustosi, approcci al gentil sesso e indagini su degli strani casi di morte “naturale” tra le quattro mura di una libreria.
Quando muore un tizio mentre sta leggendo penso ad un accidente, quando ne muore un altro spero ancora ad un malore.
Alla terza dipartita poso il libro e me la do a gambe levate; meglio scemo ma vivo che acculturato ma orizzontale – in realtà non lo penso davvero, é molto più probabile che io sia già spacciato. Ora che ci penso stamattina mi sono svegliato con un forte torcicollo, non vorrei fosse scoccata la mia ora –
Comunque, prima di confondervi e di confondermi più di quanto già non sia, la linea perfetta della narrazione si dipana lungo questi punti:
- caso misterioso
- detective curioso (sotto molteplici accezioni)
- femmina civettuola
- (ma anche) amica della femmina (su citata) acida quanto basta a scambiare frecciate caustiche con il nostro eroe
- strambi personaggi secondari – che tanto secondari non sono vista la capacità di spuntare come funghi nelle varie vicende narrate
- un’agenzia governativa
- un cinese (e figli)
- e basta
Ingredienti, questi, un poco difficoltosi da amalgamare ma ad ogni modo il nostro Zoran riesce a mettere in moto una macchina che se ne va beata lungo la strada, senza particolari scossoni.
A un certo punto, però, il libro parte per la tangente, esce fuori strada e va a schiantarsi contro un platano.
Ora, o ti imbestialisci con l’autore, tirando strali di improperi alla sua mente bislacca, oppure ti abbandoni sull’airbag, aspettando i soccorsi e pensando: “ per la miseria, eppure questo platano/finale l’ho sempre avuto davanti agli occhi”.
Tanto di cappello dunque per Zoran Zivkovic!