Quando parliamo di viaggi nel tempo in genere la nostra mente viene subito invasa da un turbine fantascientifico di macchine futuristiche, automobili improbabili, wormhole al limite dell’immaginazione o portali alieni. E se invece per tornare indietro al secolo scorso non servisse nulla di tutto ciò? Se bastasse un po’ di concentrazione, addestramento e la giusta attitudine mentale, perché, semplicemente, il passato in un certo senso coesiste col presente e ne permea strettamente le trame dello spazio-tempo? E’ quello che succede in questo spettacolare romanzo di Jack Finney, che rielabora le riflessioni di Einstein sulla relatività e sull’accessibilità delle varie epoche, e ci costruisce intorno una storia al tempo stesso avvincente e poetica.
Avvincente perché il protagonista – un illustratore un po’ insoddisfatto di nome Simon Morley al quale viene fatta una proposta da un’agenzia governativa riguardante un progetto top-secret – si troverà invischiato in una serie di accadimenti molto ben congegnati e dosati in modo praticamente perfetto. Poetica perché l’intero libro è permeato di puro, autentico amore per l’Ottocento, che trasuda da ogni descrizione e da ciascuno dei molti, bellissimi disegni di cui “Indietro nel tempo” è corredato. Un viaggio nostalgico in un’epoca di cui l’autore è palesemente innamorato e che tratta in modo minuzioso e accurato, come un collezionista farebbe mentre spolvera i suoi cimeli. A distanza di mesi dalla lettura ancora riesco a percepire l’incredibile vitalità e il realismo che Finney è riuscito a trasmettere in quelle pagine.
Un vero capolavoro, per quanto mi riguarda.
Se vi ho stuzzicato anche solo un minimo, fatevi un favore: leggetelo tutto d’un fiato, cercando di non anticiparvi nulla sulla sua trama. Poi fatemi sapere.
Le facciate delle case illuminate dalla luce a gas. Il cielo invernale. Anche questo, è vero, è un mondo imperfetto, ma, mi dissi, traendo un profondo respiro che mi gelò i polmoni, almeno l’aria è pulita. I fiumi scorrevano intatti, come avevano sempre fatto. E la prima delle guerre terribili era a decenni di distanza. Arrivai in Lexington Avenue, piegai verso sud, e, con le luci gialle di Gramercy Park che brillavano in fondo alla via, mi avviai verso il numero 19.
Jack Finney – “Indietro nel Tempo” – Articolo originale