Incubi a Nord-Est – Alberto De Poli

“Incubi a Nord-Est” ha come protagonista Adriano Biancon, un giovane operaio che vive la sua esistenza dividendosi tra il cartellino timbrato in azienda, birre e canne divise con gli amici fidati nei pub di Treviso, e le avventure sessuali che gli capitano praticamente dietro ogni angolo. Ha un pessimo rapporto col padre ma limitato a brevi battibecchi nel presente, senza aver vissuto particolari traumi durante l’infanzia. Suona e canta i Radiohead con la sua band, ma solo in sala prove, senza arrivare a esibirsi dal vivo. Sostanzialmente “Adri” passa la vita cazzeggiando: si alza lamentandosi del cielo grigio sopra di lui, a volte gli capitano degli incubi come sfogo subconscio della sua insoddisfazione, ma tutto sommato non se la passa così male. E’ affezionato a quel mondo in cui affondano le sue radici, come il pino marittimo di fronte casa sua.

Tutto cambia però quando un amico lo ospita per capodanno in Brasile. Il confronto con una realtà completamente diversa lo porta a chiedersi: “Cosa voglio davvero dalla vita?”, influenzato dall’assenza di cartellini, dal clima mite e dalle belle ragazze del posto (e non) – esattamente come succede a qualsiasi ragazzo ogni volta che va in vacanza in un posto di mare.

La scrittura dell’autore è essenziale e priva di particolari guizzi, resa colloquiale dai vari mangiarisi e ‘orcodiavolo. La narrazione è alquanto ripetitiva: trecento pagine dove non si contano le bevute di “Baffo”, le sveglie mattutine di Adri, i tiramolla con le sue conquiste sul Web. La descrizione del lavoro in fabbrica – resa più che altro tramite l’ingresso, le pause e l’uscita – non dà tanto l’idea di durezza quanto di indifferenza, di qualcosa che scivola addosso al protagonista. Per come è descritto l’ambiente circostante, “Incubi a Nord-Est” potrebbe svolgersi in qualsiasi città. C’è un solo personaggio ovvero “Adri”, nessun’altra figura viene approfondita.

L’opera prima di De Poli è per chi volesse rilassarsi sorridendo della routine quotidiana e del fascino del Biancon con le ragazze, ma lontanissima dall’autore di “Colla” a cui viene paragonato. A tratti ricorda il Fabio Volo di “Un posto nel mondo”, sia per la tematica che per la leggerezza. Buona lettura, magari in compagnia di una canna.

Condividi
Recensione di
Antonio Soncina

Odio i best seller, soprattutto se di sfumature rosa, gialle o grigie. Ai classici preferisco storie contemporanee. Posso sopravvivere senza il rinomato "odore della carta" ma non con il Kindle scarico.

Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Recensione di Antonio Soncina