Quest’estate mi son buttata a capofitto nel delitto, ebbene si ho l’anima “gialla”, ok scusatemi, scherzo,ma la signora Lackberg scrive talmente bene che non riesco a non leggere della sua Fjallbacka. Certo come paesino è un po’ inquietante, muore un sacco di gente, un po’ come Cabot Cove della Jessica Fletcher, ma a Fjallbacka gli omicidi sono un po’ più inquietanti e gli assassini un po’ più psicopatici.
In questo secondo volume gli omicidi sono veramente orribili e sono intrecciati ad una faida famigliare assurda, ma ciò che più di ogni cosa fa accapponare la pelle, sono i pensieri delle vittime e nel momento in cui entriamo nel loro inferno, esso diventa il nostro.
Lackberg realizza con maestria un’ingranaggio da cui difficilmente si riesce a uscire se non arrivando alla fine della lettura,che però porta irrimediabilmente ad una domanda: come fa l’uomo a fare del male volontariamente al proprio simile?
Buona lettura