Il meglio di Asimov – Isaac Asimov

"L'ultima mente dell'Uomo esitò, prima della fusione, contemplando uno spazio che comprendeva soltanto i fondi di un'ultima stella quasi spenta e nient'altro che materia incredibilmente rarefatta, agitata a casaccio da rimasugli finali di calore che calava, asintoticamente, verso lo zero assoluto."

L'ultima domanda.

Ho sempre nutrito qualche dubbio nei confronti delle raccolti di racconti, in particolare di quelle intitolate "il meglio di", ma almeno questa volta devo ammettere di essermi sbagliato. Questa raccolta che, come lo stesso Asimov ci dice nella prefazione, si sarebbe potuta intitolare "Racconti abbastanza buoni e piuttosto rappresentativi di Isaac Asimov", anche se con questo titolo, probabilmente, non l'avrebbe comprata nessuno.  I racconti contenuti coprono l'intero arco della sua vita, dal suo primo racconto, pubblicato all'età di diciotto anni, a uno degli ultimi, scritto e pubblicato poco tempo prima dell'uscita della raccolta. Asimov è stato spesso criticato per la mancata evoluzione del suo stile, scriveva a diciotto anni come negli anni della maturità, e sostanzialmente, devo ammettere, che questa è una critica piuttosto azzeccata: mettere in ordine cronologico questi racconti basandosi solo sullo stile è un'impresa quasi disperata. Questo, per dire che il valore di questi racconti e la loro bellezza non è da ricercarsi nell'eleganza dello stile o nel funambolismo lessicale, quanto nella semplicità con cui sono narrati, nell'abilità di intreccio e nella profondità di alcune intuizioni. Il fascino dell'esplorazione spaziale, almeno per chi non soffre di claustrofobia, l'ipotesi della vita su altri pianeti, il ruolo della scienza e della tecnologia nella vita di tutti i giorni. Domande, soluzioni e idee, molte idee, che vengono raccontate sapientemente e fatte provare nell'immaginare scenari e nell'intrecciare racconti avvincenti. Tra i dodici racconti, i due migliori, cioè il meglio secondo me de il meglio di Asimov, sono Notturno e L'ultima domanda. Il secondo, quello da cui è tratta la citazione d'apertura, è un racconto incentrato su una semplice domanda fatta da due tecnici, piuttosto alticci, a Multivac, il più grande computer che l'uomo abbia mai costruito che, parafrasata, suonerebbe circa così: "è possibile impedire la morte termica dell'Universo invertendo l'entropia?", un buon interrogativo che potrà affliggerci tra qualche annetto, sempre che si sopravviva a noi stessi, e che Asimov dipana fino alla fine dei tempi. Il primo, che per una questione di buon ordinamento, è il secondo di cui vi parlo, Notturno, nasce dalla seguente osservazione del filosofo R. W. Emerson "Se le stelle apparissero una sola notte ogni mille anni, come gli uomini potrebbero credere e adorare, e serbare per molte generazioni la rimembranza della città di Dio?", ed è proprio quello che vediamo accadere, l'incombente minaccia della notte e delle misteriose stelle su un pianeta che non ha conosciuto altro che luce da che la civiltà che lo popola possa ricordare. Nelle poche pagine di questo racconto vi è una densità e una varietà di osservazioni, personaggi e argomenti veramente unica e tutta da apprezzare e carpire.

Nel caso vi abbia convinto ad andare a spasso per l'universo in compagnia di Asimov, vi auguro un buon viaggio e una serena navigazione, nell'altro caso … bè fateci ancora un pensiero, questo è un tipo di fantascienza che almeno una volta nella vita è bene assaggiare.

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Recensione di
Cirdan
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1 commento
  • Ah, grande Asimov… E L'ultima domanda, letto sull'antologia di seconda media, subito adorato e mai più ritrovato, non mi ricordavo che fosse suo. Grazie, mi hai restituito un pezzo di infanzia. Un autore che riesce ad essere anche poetico, pur non sapendo fondamentalmente scrivere. L'ho detta grossa? Fino a un certo punto: qualla sua scrittura piatta e un po' legnosa, priva di sfumature e uguale a vent'anni come a cinquanta dipendeva, a quanto ne so, dal fatto che lui l'inglese lo imparò da grande. La sua lingua madre era, credo, il russo. E che avrebbe mai potuto scrivere, se avesse imparato meglio l'inglese? 

Recensione di Cirdan