Mi sono accinta a leggere questo romanzo dopo aver apprezzato sia L’Alchimista sia Undici minuti. Mi ritrovo nella filosofia dell’autore, anche se di difficile applicazione pratica, di fronte alle difficoltà quotidiane, bollette da pagare, teste di roccia da affrontare, e mentalità radicate da secoli, da smuovere.
Tuttavia la filosofia coelhiana è utile a spostare il punto di vista dall’esterno all’interno, perché solo conoscendo sé stessi e affrontando quello che è il viaggio più interessante al mondo, quello alla ricerca di sé appunto, che si possono superare le difficoltà e gli ostacoli della vita, poco per volta, rendendoci sempre più forti.
A differenza di altre opere dell’autore, almeno quelle lette dalla sottoscritta, qui non c’è una vera e propria storia, né personaggi le cui vite si incontrino. A onor del vero anche la prefazione è poco chiara, si intersecano la storia di due fratelli che avevano ritrovato numerosi papiri nell’alto Egitto, poi venduti, per diverse vie, al museo copto del Cairo. A questa storie si aggiunge la storia dei Vangeli apocrifi, e quella del manoscritto ritrovato dall’archeologo inglese sir. Walter Wilkinson, conosciuto dall’autore.
Il libro in realtà consiste in una serie di consigli che vengono impartiti da un uomo greco, conosciuto come il Copto, alla vigilia dell’invasione di Gerusalemme da parte dei crociati.
Il Copto riunisce i cittadini nella piazza dove Ponzio Pilato aveva consegnato Gesù alla croce e, rispondendo alle loro domande, offre consigli su come affrontare la vita. La battaglia è una metafora della vita e delle sue lotte, ove a perdere non è chi è sconfitto ma chi desiste. Il discorso è espressione della medesima filosofia di cui si è detto sopra ed è diviso in più tematiche: battaglie, ferite, amicizia, amore, sesso, lavoro, fatica, obiettivi, sogni.
La risposta è sempre l’Amore, e la passione che ci si mette non solo nei rapporti umani ma in tutto ciò che si fa.
Mi è mancata un po’ una trama, una storia che facesse da filo conduttore, mi è sembrato più un aforismario, ma sicuramente molto utile, di lettura chiara e scorrevole.
La frase che mi ha colpita di più è questa : “Bisogna essere orgogliosi delle proprie cicatrici. Le cicatrici sono medaglie che marchiano le carni e spaventano l’avversario…Le cicatrici sono più eloquenti della lama della spada che le ha provocate”.
C’è stato un periodo della mia vita in cui ho amato immensamente Coelho (soprattutto “Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto” e “Veronika decide di morire”). Ho letto tutto di lui fino a “Lo Zahir” e poi l’ho abbandonato, delusa da una certa ripetitività. Temo che abbia ceduto alla tentazione del mercato.
Benvenuta! :)
grazieeee :)
Io ritengo “Il Manoscritto ritrovato ad Accra”, uno dei migliori libri di sempre dello scrittore brasiliano. A mio parere più che come un romanzo va inteso come un dispensario di saggezza profonda, con massime comprensibili da ognuno. Bellissimo, anche il breve video italiano di presentazione del testo, che ne condensa le tematiche più importanti:
http://www.youtube.com/watch?v=jvjmrf4tSXc&feature=youtu.be