Il manoscritto ritrovato ad Accra – Paulo Coelho

Mi sono accinta a leggere questo romanzo dopo aver apprezzato sia L’Alchimista sia Undici minuti. Mi ritrovo nella filosofia dell’autore, anche se di difficile applicazione pratica, di fronte alle difficoltà quotidiane, bollette da pagare, teste di roccia da affrontare, e mentalità radicate da secoli, da smuovere.

Tuttavia la filosofia coelhiana è utile a spostare il punto di vista dall’esterno all’interno, perché solo conoscendo sé stessi e affrontando quello che è il viaggio più interessante al mondo, quello alla ricerca di sé appunto, che si possono superare le difficoltà e gli ostacoli della vita, poco per volta, rendendoci sempre più forti.

A differenza di altre opere dell’autore, almeno quelle lette dalla sottoscritta, qui non c’è una vera e propria storia, né personaggi le cui vite si incontrino. A onor del vero anche la prefazione è poco chiara, si intersecano la storia di due fratelli che avevano ritrovato numerosi papiri nell’alto Egitto, poi venduti, per diverse vie, al museo copto del Cairo. A questa storie si aggiunge la storia dei Vangeli apocrifi, e quella del manoscritto ritrovato dall’archeologo inglese sir. Walter Wilkinson, conosciuto dall’autore.

Il libro in realtà consiste in una serie di consigli che vengono impartiti da un uomo greco, conosciuto come il Copto, alla vigilia dell’invasione di Gerusalemme da parte dei crociati.

Il Copto riunisce i cittadini nella piazza dove Ponzio Pilato aveva consegnato Gesù alla croce e, rispondendo alle loro domande, offre consigli su come affrontare la vita. La battaglia è una metafora della vita e delle sue lotte, ove a perdere non è chi è sconfitto ma chi desiste. Il discorso è espressione della medesima filosofia di cui si è detto sopra ed è diviso in più tematiche: battaglie, ferite, amicizia,  amore, sesso, lavoro, fatica, obiettivi, sogni.

La risposta è sempre l’Amore, e la passione che ci si mette non solo nei rapporti umani ma in tutto ciò che si fa.

Mi è mancata un po’ una trama, una storia che facesse da filo conduttore, mi è sembrato più un aforismario, ma sicuramente molto utile, di lettura chiara e scorrevole.

La frase che mi ha colpita di più è questa : “Bisogna essere orgogliosi delle proprie cicatrici. Le cicatrici sono medaglie che marchiano le carni e spaventano l’avversario…Le cicatrici sono più eloquenti della lama della spada che le ha provocate”.

 

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Recensione di
Miriam Caputo

Sono una divoratrice di libri, che ama la scrittura. Mi piace raccontare le storie che ho letto, ma anche inventarne di nuove e creare personaggi. Mi rispecchio in questa frase:
"Io voglio essere la trapezista, che fa il triplo salto mortale con il sorriso, la leggerezza, e non fa vedere la fatica dell'allenamento, perché altrimenti rovinerebbe il tuo godimento di lettore. Io voglio essere la trapezista e nulla voglio trasmettere della fatica del mio scrivere"
(Andrea Camilleri).

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