Happy Bloomsday!

Puntuale come ogni anno arriva il 16 giugno, per tanti lettori una data come un’altra, un evento imprendibile invece per gli appassionati di James Joyce, che lo celebrano con varie attività culturali in tutto il mondo. Ribattezzato Bloomsday, è il giorno clou in cui si dipanano gli avvenimenti descritti in Ulisse, il capolavoro dello scrittore irlandese che, grazie a questo romanzo, ha creato un punto di rottura tra il romanzo di tradizione classica e il romanzo di concezione più moderna dove sono i pensieri che scorrono incessanti e liberi (il cosiddetto flusso di coscienza) a costituire il perno dell’azione.

Un libro non di facile lettura certo (e di cui vi segnalo una più recente traduzione a cura di Enrico Terrinoni, disponibile anche per e-book reader) che ha per protagonisti Stephen Dedalus, alter ego di Jim Joyce, colto e inquieto, e Leopard Bloom, impiegato piccolo borghese; diversi, opposti ma in fondo due facce di un’unica medaglia. La vera protagonista è tuttavia Dublino, brulicante di attività e al tempo stesso immobile nella sua religiosità quasi ottusa, amata dallo scrittore e al tempo stesso rifiutata perché vissuta come un ostacolo per la propria realizzazione come artista tanto da scegliere l’esilio volontario.

Una nota a margine per i più romantici: la scelta della data non è casuale ma è il giorno in cui Joyce iniziò la sua relazione con Nora Barnacle, compagna di vita ed esule per amore, irrinunciabile punto fermo di un’esistenza geniale ma travagliata, sregolata e piena di eccessi

“Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch’essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un’immagine di quella bellezza che siamo giunti a comprendere: questo è l’arte.”

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Recensione di
pistacchina
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3 commenti
  • Io ricordo ancora quando l’insegnante d’Inglese del ginnasio ci assegnò come compito a casa quello di inserire i corretti segni di punteggiatura nel flusso di coscienza (!!!). Piansi per un intero pomeriggio perché non riuscivo a farlo. :( Da allora fatico ancora ogni volta a riprendere Joyce tra le mani, e lo faccio sempre “in minime dosi”. :)

  • Credo che proprio in questo risieda il fascino di Joyce: ti avvilisce o ti conquista ma di certo non lascia indifferente. Per me è stato un colpo di fulmine leggendo “Gente di Dublino”, ho fatto persino la tesi di laurea su “Ritratto dell’artista da giovane”… ma stiamo parlando di un secolo fa … :-)

Recensione di pistacchina