Gli effetti secondari dei sogni – Delphine De Vigan

Questa volta voglio parlare di uno dei mie libri preferiti. Caso più unico che raro, si tratta di un best-seller.

Vorrei farlo partendo dal titolo: più volte, su questo blog, si è sottolineato che spesso i titoli dei libri stranieri tradotti in italiano venivano resi in modo banale e riduttivo – cosa in effetti vera. Ecco, questa è probabilmente l’eccezione che conferma la regola: il titolo originale dell’edizione francese è semplicemente No et moi, essenziale e lineare, ma decisamente non suggestivo. Invece, trovo che Gli effetti secondari dei sogni sia un titolo da cuore in gola mischiato a malinconia, capace di andare subito a colpire quel punto aggrovigliato, pulsante e intenso che tutti teniamo nascosto, vergognandocene un po’. Tutti sappiamo che i sogni hanno effetti secondari imprevisti, e forse è questa la cosa che li rende così belli e così terribili allo stesso tempo.
Questo romanzo è uscito qualche mese dopo il grande successo de L’eleganza del riccio – subito, i critici si sono affrettati a paragonarlo proprio a questo e a fare continui parallelismi tra le due scrittrici. In realtà, l’unica cosa che i due libri hanno in comune è appunto quella di essere stati scritti da due giovani donne francesi – per il resto, non potrebbero essere più diversi. Ho trovato gradevole il primo, ma questo mi ha davvero colpita nel profondo, aiutandomi anche parecchio a superare un momento strano e particolare della mia vita. 

Lo stile di scrittura è propriamente francese – lento, delicato, aggrovigliato e ricco di particolari. La storia in sé è semplice e, se vogliamo, anche un po’ scontata: Lou, una ragazzina molto intelligente e sociopatica, che vive in una famiglia sbalestrata e piena di silenzi grevi di ricordi pesanti, si mette in testa che – invece di adottare un cane o un gattino – vuole portare via dalla strada No, una giovane vagabonda che ha solo pochi anni in più di lei, ma che è già stata molto provata dalla vita. Anche Lou, nonostante la sua vita apparentemente dorata e tranquilla, ha dovuto affrontare momenti difficili e scelte dolorose. In un primo momento, le due ragazzine si aggrappano l’una all’altra come naufraghi in una tempesta, mordendosi e graffiandosi a vicenda, per poi avvicinarsi sempre di più con tenerezza e comprensione. Ma fino a che punto è giusto voler indirizzare la vita di qualcun altro, anche se lo si fa a fin di bene?

Questo romanzo è pieno di interrogativi, e non dà mai risposte certe. Non c’è nemmeno un vero finale, tutto sembra sospeso. Si respira una tristezza sottile e malinconica in ogni riga, poiché si dipinge un mondo in cui tutti sono in fondo soli e le cosiddette buone azioni sono solo gocce in un mare di indifferenza. Ma in realtà, all’orizzonte, c’è sempre una luce sottile di speranza e di coraggio che filtra tra le persiane e tra le parole, che ti fa sentire di aver davvero guadagnato qualcosa in più una volta girata l’ultima pagina. Un libro difficile da recensire, difficilissimo da spiegare, bisogna solo leggerlo.

Se vogliamo, questa è una storia che parla dell’ambiguità e dell’ambivalenza dell’amore – inteso non in senso romantico ma in senso universale, dato che non ci sono vere e proprie storie d’amore nella narrazione. L’amore è odio e attaccamento mischiati insieme, è rabbia e perdono. Vuole provare a dirci che chi ci ama davvero sa fare delle scelte che in un primo momento ci sembrano crudeli, ma che alla fine si rivelano essere nient’altro che il nostro bene. Ma, soprattutto, che non si può salvare a tutti i costi chi non vuole essere salvato, e che per amare qualcuno fino in fondo bisogna accettarlo per come si è, con luci e ombre, con direzioni che lo posso portare lontano da noi, con scelte che non comprendiamo fino in fondo. Anche quando si tratta di noi stessi.

Condividi
Recensione di
MaddalenaErre
Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

1 commento
Recensione di MaddalenaErre