Gargoyle – Andrew Davidson

Ho rintracciato questo romanzo, come altri negli ultimi mesi, nel cestone di un megastore dove vengono periodicamente gettati alla rinfusa piccoli capolavori e volumi di nessun valore, tutti indifferentemente (e vergognosamente) maltrattati e svenduti a pochi euro. Dal canto suo, Gargoyle è un libro piuttosto originale e non privo di pregi. Pubblicato nel 2008, è l’opera prima dello scrittore canadese Andrew Davidson (Pinawa, 1969).

Un attore porno, sotto l’effetto di stupefacenti, resta vittima di un terribile incidente stradale: la sua auto precipita in un burrone e prende fuoco e le fiamme sfigurano per sempre il suo viso attraente e il suo corpo statuario. Ricoverato per mesi in ospedale, perde tutti gli amici del passato, ma conosce persone nuove, che lo circondano di cure e di affetto. Ma più di tutte, lo conquista la bella Marianne Engel, che comincia a raccontargli storie di amore e di morte ambientate nei tempi e nei luoghi più diversi e lo segue con la dedizione di un’amante. La donna però è pazza, e travolge il protagonista in una spirale inestricabile di sanità e follia, amore e arte (quella dei gargoyles che Marianne Engel realizza con fantasia inesauribile e allucinata), presente e passato, vita e morte.

La vicenda è narrata dal protagonista, del quale non viene mai rivelato il nome, ma in alcuni capitoli la sua voce è sostituita da quella di Marianne Engel che racconta le sue storie, e tra queste una in particolare, antica eppure legata a doppio filo col tempo presente: una storia di monache scrivane, di mercenari, di amore assoluto, e sullo sfondo l’Inferno del nostro Dante Alighieri. L’orrore del corpo martoriato dalle fiamme dell’incidente, descritto in termini molto crudi, si alterna così ad altre immagini terribili, comprese le deformità dei gargoyles. Eppure proprio dalla bruttezza più repellente scaturiscono bellezza, amore e salvezza.copj13

Si tratta di un racconto realistico e visionario insieme, in cui convivono il laicismo occidentale e la spiritualità orientale, in cui allo scetticismo e all’ateismo irriducibili del protagonista Marianne contrappone una fede folle e distruttiva ma che contiene in sé, probabilmente, almeno un germe di verità. Il risultato è un libro che non è un capolavoro (non manca ad esempio qualche cedimento al romanzesco più trito, come nel racconto dell’infanzia del protagonista), ma vi si avvicina: per le storie che intreccia magistralmente, per l’atmosfera sospesa tra sogno, incubo e realtà che sa evocare, per i personaggi del protagonista e di Marianne Engel che restano impressi a lungo nel ricordo del lettore con la loro storia tanto impossibile e tanto intensa nel dolore e nell’amore.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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