Fuori tema #13 – Anna Lisa, o delle mille espressioni del lieto fine

Non è facile parlare di un libro scritto da una persona a cui ti sentivi legata, seppur solo grazie a un blog – così come non è mai semplice parlare di malattia, di vita e di morte senza correre il rischio di cadere nella retorica affettata o in un nero e cupo pessimismo. Ci voglio provare lo stesso, perché lei lo merita.

Due giorni fa è finalmente uscito per Mondadori il libro di Anna Lisa Russo, cancer blogger che con il suo sito annastaccatolisa.splinder.com ha commosso, fatto riflettere, arrabbiare, ridere, disperare e sperare migliaia di lettori – tra cui la sottoscritta. La stesura del libro, un racconto autobiografico della sua esperienza con una malattia prostrante sia per il corpo sia per l’anima, è cominciata quando Anna Lisa stava già molto male. Nonostante questo, ha accolto questa nuova avventura con l’entusiasmo di chi ha davanti ancora tutto il tempo del mondo.

Per lei era un grande desiderio che si realizzava e anche, allo stesso tempo, un modo nuovo per raggiungere chi si era affezionato a lei e alla sua storia, ma non aveva molta dimestichezza con blog e tecnologia. Anna Lisa, per me che la conoscevo solo via blog, era una persona piena di luce, con una forza e un amore per la vita inesauribile ma anche capace di raccontare le cose come stavano senza mistificazioni, di arrabbiarsi, di gridare contro una malattia che le stava rubando il futuro. Con le sue parole ha contribuito a ridare speranza e coraggio a molti, me compresa – anche se i miei problemi in quel momento erano di natura diversa e minimi, in confronto a ciò che stava affrontando lei.

Purtroppo Anna Lisa è morta poco tempo dopo aver iniziato a scrivere il suo libro, nell’ottobre dello scorso anno. Molti possono pensare che abbia perduto la sua battaglia, che sia stata sconfitta dalla malattia – alle persone malate di cancro si dice sempre di lottare e lottare fino allo stremo delle forze, quasi dipendesse da loro il fatto di sopravvivere oppure no – e la sua prematura scomparsa ha sicuramente causato infinito dolore a chi la amava e una grossa perdita per un mondo che di persone come lei ha sempre più bisogno.

Fa arrabbiare, non è giusto andarsene così presto, prima di aver vissuto pienamente la vita. Eppure, allo stesso tempo, a me sembra che la sua non sia stata una sconfitta, proprio per niente. Canonicamente, l’unica visione possibile di un vero lieto fine è quella del miracolo, della risoluzione di tutti i mali, della guarigione: decine e decine di film hollywoodiani e romanzi ci hanno erudito sull’argomento. Ma questa è vita vera, non una sceneggiatura scritta a tavolino. Certo, tutti ci saremmo augurati che le cose andassero così anche per lei, con tutto il cuore: ed è così che sarebbe dovuta andare. Ma Anna Lisa ha lo stesso realizzato uno dei suoi sogni più grandi, ha sposato l’uomo che amava e che le è rimasto accanto fino all’ultimo, ha saputo vivere pienamente nel tempo limitato che le è stato concesso – cosa che a molte persone non riesce in una vita intera, nemmeno se durasse cento anni. Ora questo libro, un ricordo di lei per chi l’ha “conosciuta” e la possibilità di scoprire una vita normale ma straordinaria per chi ancora deve farlo. Sono decisamente tante cose – e tutte belle.

Tempo fa ho scritto per la Libreria la recensione di “Perchè, Charlie Brown, perchè?”, uno struggente racconto di Schulz sulla vita e la malattia di Janice, una bambina con la leucemia. Il finale è stranamente lieve, poetico e sospeso. Ricordo di aver letto un’intervista all’autore, che dichiarava di non aver voluto un lieto fine esplicito con la piena guarigione di Janice perché riteneva che nel caso della malattia non si debba mai parlare di “sconfitta” o di “vittoria”, quasi fosse una guerra, perchè anche chi non riusciva a farcela era lo stesso un vincente, a suo modo, meritevole di dignità e bellezza. Poi, aggiungeva, un vero lieto fine non è mai bianco o nero, ma ha mille sfumature. Proprio così. Per questo ora voglio solo fare i complimenti ad Anna Lisa, per aver realizzato il suo sogno di essere una scrittrice.

Ps: dall’amore per la vita di Anna Lisa è nata un’associazione che si propone di raccogliere fondi per la ricerca sul cancro – per chi desiderasse saperne di più, qui trova il link

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Recensione di
MaddalenaErre
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4 commenti
  • Oggi ne parlano in parecchi dell’uscita del suo libro, vuol dire che sono in tanti a conoscerla e a tenere vivo il suo ricordo. le avevo promesso quando era in vita che una copia era già da considerarsi venduta qualora fosse riuscita a pubblicare il libro. Domani vado in libreria a tener fede alla promessa.

  • Grazie Maddalena. Anch’io, come te, ho conosciuto Anna Lisa tramite il suo blog e quando ho letto la notizia della sua scomparsa mi sono ritrovata a piangere da sola, davanti al monitor… E’ stata una grande donna, forte, speciale, incredibile… e credo che nelle pagine del suo libro possiamo tutti trovare un insegnamento di cui fare tesoro.

  • “era una persona piena di luce”

    Questa è stata la mia stessa impressione, per quanto abbia potuto conoscerla dal blog.

    A proposito di “Come affrontare la morte”, ricordo il film Questa mia vita. Tra i romanzi ricordo “Morte di un supereroe”, recensito da me qui.

  • Ho scoperto il suo blog perché venne scritto un articolo su le cancer-blogger, se non sbaglio sviluppato da Wonder di Machedavvero, in cui veniva pubblicizzata anche lei.
    Andai a visitare il suo blog e lo infilai nei miei preferiti…
    Scoprii casualmente della sua morte e, qualche mese fa, ho acquistato il libro perché l’ho visto casualmente nello scaffale in libreria e la riconobbi per quel suo nome così caratteristico Anna Staccato Lisa.
    Non si dimentica.
    Come il nome, neanche la sua storia.
    Una storia così dura, difficile, una malattia stronza e ripetitiva, che l’ha sfiancata e amareggiata, ce l’ha mostrata in tutta la sua forza e debolezza.
    Come una persona non dovrebbe mai essere rovinata e annientata.
    Ma la vittoria è stata in tutti i giorni vissuti degnamente, con ambizione, con onore.
    Ognuno di noi perde, perde la battaglia, perdendo la vita, a proprio modo.
    Ma è per come si è condotta la vita che si vince!

Recensione di MaddalenaErre