Fanteria dello spazio – Robert Heinlein

La premessa che mi sento di dover fare per fugare qualsiasi dubbio preliminare su questo romanzo è la seguente: se avete visto il film (il primo, gli altri due non li considero neanche), sappiate che è lontano anni luce dalla versione letteraria. “Fanteria dello Spazio” è fortemente incentrato sulla vita militare, sull’aspetto morale della società descritta, mentre il lungometraggio diretto da Paul Verhoeven ormai 14 anni fa – che in ogni caso a me non è dispiaciuto affatto, tutto sommato – è girato in chiave prettamente action, sebbene tratti comunque, anche se marginalmente e con un notevole numero di inesattezze e aggiunte cinematografiche, alcune delle argomentazioni originali.

La natura votata all’azione della pellicola si sposa quasi per niente con il corrispettivo su carta stampata, dunque dal libro non aspettatevi effetti speciali, battaglie e squartamenti. Heinlein gioca le sue carte principalmente su due piani di lettura: l’organizzazione della società e la filosofia alla sua base, e la vita militare. Sebbene di quest’ultima facciano parte anche un certo numero di azioni di guerra sul campo, il punto di vista da cui sono narrate e i tempi molto ristretti che l’autore gli dedica, fanno della pura azione l’aspetto meno approfondito del romanzo. Il che, da un certo punto di vista, è un peccato, viste le doti dell’autore.
La delusione, tuttavia, ha vita decisamente breve e trova immediato e continuo sollievo nella quantità di stimoli e riflessioni offerte dalla descrizione filosofico-morale e strutturale della società militare e di quella civile. Una delle critiche più aspre che sono state mosse contro l’autore (considerando anche il fatto che il libro è stato scritto nel 1959) è quella di aver promulgato l’idea di un sistema basato su un rigido regime militarista. Quello che emerge dalle pagine di “Fanteria dello Spazio” è invece una cosa decisamente diversa.

La società descritta nel romanzo è il risultato di un riassetto avvennuto al termina di una guerra mondiale occorsa circa un secolo prima degli eventi narrati. Si tratta di una struttura ormai stabile da molto tempo, e assimilabile ad una sorta di aristocrazia su cui è basata la Federazione di pianeti – tra cui è compresa la Terra – all’interno della quale vivono i protagonisti. I diritti di cui godono i residenti sono estesi a qualsiasi campo (libertà sessuale, economica, di parola, e così via), l’unica cosa ad essere disciplinata in modo molto rigido è il diritto di cittadinanza, necessario per godere dell’elettorato e della possibilità di insegnare storia e filosofia, e che è esclusivo appannaggio di chi ha svolto il Servizio Federale. La sua durata minimina è di 2 anni e non comporta un’attività obbligatoriamente militare: oltre alla fanteria, esistono altri corpi, la ricerca, opere pubbliche o addirittura fare da cavia per nuovi farmaci (per chi proprio non ha alcuna attitudine). La partecipazione è assolutamente volontaria, non è considerata un dovere (e spesso viene addirittura scoraggiata), ma è un diritto di tutti, senza distinzione alcuna (neanche di sesso).

Il diritto di cittadinanza viene riconosciuto solo a chi, al termine del periodo minimo di Servizio Federale, torna ad essere un civile. Chi sceglie di intraprendere in modo stabile la carriera militare è anche lui escluso, fino al giorno del pensionamento. Il punto fondamentale di questo tipo di impostazione sociale e morale è che il diritto di voto deve essere concesso a chi ha sviluppato un senso di responsabilità nei confronti della collettività che supera quello individuale.
Ciò che l’autore condanna, secondo me, è proprio quel totalitarismo di destra a cui invece viene erroneamente accostato, perché nella società descritta non c’è subordinazione forzata, né coscrizione obbligatoria, e nulla viene indotto, imposto o propagandato. L’intera carriera militare è totalmente volontaria e non vincolante.

Su queste basi Heinlein ci racconta la vita di Juan Rico a partire dal suo arruolamento fino al culmine della carriera e della immane guerra che si sta combattendo contro una specie aliena di aracnidi particolarmente combattiva. Durante il suo percorso, che lo vedrà maturare da semplice ragazzino confuso e spaesato a uomo fatto, una grossa importanza viene data alla componente psicologica e alla rigida organizzazione dell’enorme apparato militare che lo circonda. La tecnologia ha in realtà un ruolo abbastanza marginale e viene percepita come puro e semplice sostegno alle azioni di guerra, sebbene sia molto avanzata. Un peccato anche in questo caso, perché alcune trovate sono molto interessanti (tuta potenziata e astronavi in primis), e avrebbero meritato un approfondimento.
In definitiva un bellissimo libro, capace di stimolare il lettore e di appagarlo quasi completamente. Durante la lettura si ha l’impressione costante di galleggiare sopra alcuni dei più grossi interrogativi che l’uomo si possa porre: cos’è la guerra e perché si combatte, quanto vale la propria vita, quanto si è disposti a sacrificare per il bene della collettività. Lo scarso approfondimento dedicato all’azione nuda e cruda, se da un lato può rappresentare un punto a sfavore, dall’altro va a tutto vantaggio della componente introspettiva, morale e organizzativa di quel complesso sistema militare e sociale che è alla base dell’ambientazione del romanzo.

Un romanzo anti-totalitarista vestito in uniforme militare.

Il problema con le “lezioni della storia” è che di solito le comprendiamo dopo averci sbattuto la faccia contro.

Un senso di responsabilità sociale che vada al di là della famiglia, o al massimo della tribù, richiede fantasia, devozione, lealtà, tutte le virtù più alte che un uomo deve sviluppare autonomamente. Se gliele imporrete, finirà per rigettarle.

Condividi
Recensione di
Simone Fracassa

Mi chiamo Simone (per gli amici Darsch), faccio lo sviluppatore web, sono appassionato di informatica, cinema, videogiochi e fotografia, e mi dilett(av)o a suonare la batteria. La lettura è un bisogno primario, un po' come respirare. Non esco mai senza il mio Kindle, di cui sono un fanatico dagli albori, e un qualsiasi strumento - generalmente un paio di cuffie e del buon heavy metal - che possa essere utilizzato per isolarmi dal mondo esterno e infilarmi nel mio infundibulo cronosinclastico (grazie Vonnegut, di tutto). Più che leggere mi immergo nella lettura: mi piacciono i dettagli e i particolari, rileggo spesso lo stesso paragrafo più volte se è sufficientemente intenso e in definitiva adoro perdermi tra le volute di immagini e sensazioni scaturite da quelle pagine. Sono convinto che la potenza di un buon libro sia tutta in quel piccolo, impercettibile attimo di smarrimento che si prova chiudendolo e tornando alla realtà.
Sono aperto e disponibile a qualsiasi genere, ma i miei amori indiscussi sono il fantasy (quello vero, massiccio, epico: Jordan, Erikson, Sanderson), la fantascienza d'autore e la saggistica scientifica.
A volte attraverso dei periodi nostalgici e mi dedico alla rilettura dei miei libri preferiti, a discapito di eventuali nuove, meritevoli scoperte. Ma che ci volete fare, la memoria col tempo gioca brutti scherzi e alcune storie meritano di essere rispolverate ciclicamente, perché è giusto che facciano sempre parte della tua vita.

Sito web: www.darsch.it
Twitter: @darsch

Vedi tutte le recensioni
Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

1 commento
Recensione di Simone Fracassa