Fabio Volo alla Sapienza.

Un’ aula magna gremita di studenti, quella della Sapienza.

Solamente dieci i minuti di ritardo dall’orario previsto per l’inizio della presentazione e lui, vestito di un semplice jeans e dell’immancabile maglietta a maniche corte nera, entra in scena con il solito sorriso sornione.

Fabio Volo, poliedrico artista, è tornato alla ribalta con il suo ultimo libro Il tempo che vorrei e gira l’Italia per presentarlo ai suoi fan. O meglio, dovrebbe presentarlo, perchè si diverte a parlare di altro.

"Parliamo di altro, parliamo di tutto, chiedetemi tutto ma sulla geografia no, vi prego!”.

Inizia così l’incontro con Fabio, che continua a scherzare con chiunque gli rivolga una domanda, specialmente se di sesso femminile:  "hai solo un ritardo o sei  proprio incinta?"

Nonostante le varie interruzioni alla lunga e deliziosa chiacchierata (una di queste  causata perfinodal Magnifico Rettore meravigliato di tanti studenti presenti e venuto a constatarlo con i suoi occhi), Fabio Bonetti (solo in arte Fabio Volo), ci ha raccontato come per raggiungere il suo obiettivo abbia dovuto rinunciare ad altro, ad esempio ad imparare, all’età giusta, la gestione dei rapporti, specialmente sentimentali.

Un uomo che non si definisce scrittore ma  narratore senza uno stile riconoscibile (ma sarà poi vero?) che racconta la vita, racconta storie e che se avesse potuto scegliere chi essere dei grandi protagonisti della storia sarebbe stato Ulisse, Gesù e il Giovane Holden.

Un’ intelligenza brillante, vivace e dinamica. Un’ ironia sagace che solamente un buon cervello è in grado di produrre senza scendere nel volgare e nell’offensivo. Si ride tanto e si pensa molto in queste due ore.

Scherzando ci rivela che l’ispirazione per un romanzo gli arriva con la scadenza del mutuo, ma poi si fa serio e ci spiega che lavoro minuzioso e anche maniacale di raccolta di pensieri e di osservazioni stanno alla base di una storia.

 

Il Tempo che Vorrei (prossimamente la recensione in libreria), parla del rapporto tra padre e figlio e sebbene non sia un romanzo autobiografico, Fabio ci svela che in alcuni passi è chiaro che si parli di suo padre. “Questo romanzo è servito ad avvicinarci molto. Sono riuscito a scrivere in questo libro tutte le cose che non sono mari riuscito a dirgli”.

Alla domanda se tornerebbe mai in televisione risponde che sta aspettando che in tv si scannino tutti quelli che si stanno scannando e aspetta che ci sia spazio per nuove idee, nuovi progetti. “La televisione ha tolto il senso alla parola e quando le parole vengono svuotate dei loro significati rimane solo la violenza.”

Curiosità: la foto della copertina è stata scattata da lui; è un vaso di marmellata poggiato sul davanzale di casa e  riempito di luci di Natale. Rappresenta il padre del personaggio, che ha dentro di sé tanta luce ma che non riesce a tirare fuori.

 

Prossimo appuntamento: Fabio Volo sarà alla Mondandori (ex Messaggerie) di via del Corso il prossimo 11 dicembre ore 18.

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Recensione di
Sara D'Ellena

«La mia intenzione è raccontare una storia: in primo luogo perché la storia viene da me e vuol essere raccontata.» Philip Pullman.
Raccontare storie e costruire librerie (immaginarie ovvio!) è la mia passione e la mia unica missione.

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2 commenti
  • ciao! Lo sto leggendo proprio in questi giorni, dopo aver letto tutti quelli precedenti (un posto nel mondo e un giorno in più li ho trovati molto contemporanei, capaci di far riflettere e sorridere, con grandissime possibilità di immedesimazione -almeno per me che sono quasi coetanea!). Ci trovo cuore e testa dell’autore nel libro, sapientemente dosati, però. Speriamo di confermare la buona impressione iniziale!

Recensione di Sara D'Ellena