Divorzio a Buda – Sándor Márai

Pubblicato una prima volta nel 1935 e poi rivisto per la seconda edizione del 1939, Divorzio a Buda (Válás Budán) precede due capolavori come L’eredità di Eszter e Le braci. La profonda, impietosa, introspezione psicologica di cui l’autore Sándor Márai (Košice, 1900 – San Diego, 1989) è capace caratterizza anche questo romanzo, con qualche eccesso nella seconda parte che però non impedisce di apprezzare l’opera nel suo complesso.

Kristóf Kőmives è un giudice trentottenne, è sposato con la bella e intelligente Hertha e ha due figli. Quando scopre di dover presiedere al divorzio di una coppia di conoscenti, Anna e Imre, resta turbato senza però riuscire a metterne a fuoco i motivi. Tutto si chiarirà nella notte attraverso un confronto drammatico con Imre.

La prima parte del romanzo è incentrata su Kristóf, giudice serio, stimato, sinceramente devoto eppure attraversato da un’inquietudine senza nome che lui cerca di mettere a tacere come un’intollerabile debolezza, ma che puntualmente torna a far sentire la propria voce anche attraverso delle somatizzazioni. Nonostante tutto Kristóf riesce a mantenere la misura e il decoro richiesti dalla sua posizione sociale e professionale, finché l’incontro con il vecchio compagno di scuola Imre rischia di infrangere l’equilibrio.9788845921582g

Nella seconda parte del romanzo domina invece la figura di Imre, nella forma di un lunghissimo monologo con il quale egli intende realizzare la resa dei conti con Kristóf, ma anche, innanzitutto, con se stesso. Di mezzo c’è la bella, sfuggente, infelice Anna. Imre si rivela un uomo che ha inseguito per tutta la vita un modello di equilibrio e di dignità senza però davvero riuscire a incarnarlo: condizionato dagli eventi dell’infanzia, deluso nel suo amore per Anna, infine Imre ha perso il controllo della propria vita.

Come nelle Braci, l’autore pone l’uno di fronte all’altro due uomini divisi da una donna; e come nelle Braci il presente della narrazione copre un arco di tempo brevissimo, mentre i flashback dilatano di decenni il tempo della storia e le riflessioni dei personaggi rallentano notevolmente il ritmo narrativo; sullo sfondo, in entrambi i romanzi, un mondo che cambia lasciando del tutto disorientati. Nell’altro romanzo Márai è riuscito però a realizzare un equilibrio tra le parti e un’introspezione profonda ma non esasperata, mentre questa misura manca al Divorzio a Buda (per meglio dire, manca alla seconda parte).

Come si accennava, l’autore colloca la vicenda dei suoi personaggi nell’Ungheria dopo il crollo dell’impero asburgico, mentre si addensano le nubi della seconda guerra mondiale. Il mondo è cambiato, gli antichi valori e punti di riferimento non esistono più: Kristóf cerca di reagire allo smarrimento ancorandosi ai princìpi della famiglia e della società del passato, rigettando istintivamente il nuovo, che si tratti della musica moderna che gli suona lasciva o della pratica del divorzio che egli sente come un’inaccettabile intromissione umana nelle cose divine o delle novità introdotte dalle moderne scienze e tecniche. Come nelle Braci si avverte che il rimpianto del passato è intenso e inconsolabile e tormenta l’autore prima dei personaggi.

Più in generale l’inquietudine che attraversa le opere di Márai apparteneva anzitutto all’autore, che sarebbe morto suicida dopo una vita irrequieta ed errabonda. L’esasperazione nelle elucubrazioni di alcuni suoi personaggi riflettono evidentemente le ossessioni di un uomo di profonda e raffinata sensibilità che però si muoveva su un filo sottilissimo tra equilibrio e follia.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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