La genesi della figura mitica del vampiro.
Posso cavarmela con queste poche parole?
No, vero?
In effetti sarebbe troppo semplice (nonché poco corretto) affibbiare questa etichetta ad un libro che comunque gode di ottime credenziali e invidiabile longevità.
Ma i limiti narrativi ci sono. Si vedono le rughe del tempo e il biancore della pelle tra le righe di Bran Stoker.
Il romanzo scritto nel 1897 riprende la mitologia del vampiro lanciato nella letteratura da John William Polidori ne accentua l’atmosfera cupa, con tocchi gotici, e cala i personaggi in un crescendo di tensione, come fossero sempre minacciati da occhi invisibili.
Il libro, sotto forma di stralci di diario, lettere, un diario di bordo e un servizio giornalistico, offre molti punti di vista della stessa imperante sensazione d’orrore, riuscendo a mantenere una buona credibilità tra le voci che si susseguono.
Tuttavia la narrazione delle volte ha cali imbarazzanti e la sua resa sotto forma epistolare alla lunga stanca.
A mio avviso, pur consegnandoci un personaggio straordinario e di immenso spessore – che ha fatto da pretesto ad innumerevoli altre rappresentazioni e altri modi di raccontarlo – la storia di Dracula risulta lacunosa in molte parti (il film più famoso tratto dal libro ha fatto gioco forza proprio su alcune lacune del libro per puntellarsi e darsi slancio; giochino che é riuscito piuttosto bene) e proprio la non linearità narrativa è croce e delizia del romanzo; lo spezzettarsi dell’azione mettono in uno stato di insofferenza il lettore.
Malgrado sia la scelta più sensata non voglio parlare del Dracula di Coppola (se non le poche righe qui sopra) per confutare la resa cinematografica del soggetto.
Dagli bui scantinati della biblioteca ho riesumato il Nosferatu di Friedrich Wilhelm Morneau.
Con mani tremanti ho posto il dvd nel lettore (pensavate alla bobbina vero?) e ho gustato 62 minuti di musiche incalzanti, espressioni esasperate e immagini traballanti. Una goduria.
Pensateci.
Per quanto il film non riporti nomi originali del libro (problema di diritti), la storia raccontata, ma soprattutto le scelte tecniche per metterla in scena sono quanto di più vicino allo spirito del libro.
Lo stessa sospensione dell’incredulità, le stesse lacune, talmente evidenti da far parte della costruzione stessa del racconto, la stessa identica restituzione di un protagonista, Dracula/Orlok, capace di oscurare tutti gli altri per consacrarsi ad archetipo del male.
Il film è giustamente considerato il capolavoro del regista tedesco e uno dei capisaldi del cinema horror.
Morneau ne cambiò il titolo, i nomi dei personaggi e i luoghi per non incorrere nel divieto di utilizzo dell’opera di Stoker ma non riuscì comunque ad evitare la causa con gli eredi dell’autore, che perse.
Mi trema la mano per l’emozione. Sento le forze abbandonarmi. Lo sguardo del vampiro mi penetra da distanze siderali.
Oppure é proprio qui, dietro di me, a reclamare il suo banchetto di sangue.
Santo cielo!
Il film non lo vedrò mai (fifona!) ma il libro è qui da tempo immemore a prendere polvere. Sono certa che prima o poi arriverà il suo turno!
Un dracula polveroso é quanto di meglio possa capitare…no, aspetta. Effettivamente mette una fifa pazzesca.
Anch’io sono troppo fifona e credo che non riuscirò mai né a leggere il libro né tantomeno a guardare il film però mi è piaciuta molto la tua scelta di parlarci di Nonsferatu, invece di ripiegare sul film di Coppola.
Girerò il consiglio al maritozzo che è un amante del genere.
[…] tempo addietro scrissi che la lettura del classico capostipite del non-morto per eccellenza mi aveva causato sporadiche […]