« Gli uomini mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una suprema forma d’intelligenza. »
Con Edgar Allan Poe siamo in presenza di una personalità ingombrante: figlio di due attori girovaghi del 1800, presto orfano, adottato da un ricco commerciante, espulso dall’accademia di Boston per condotta licenziosa, coinvolto in una relazione morbosa con la madre di un compagno di studi, si sposa con la cugina appena tredicenne ( che poveretta morirà a 25), sempre sull’orlo della miseria, dipendente dall’alcol, muore a quarant’anni in preda a delirium tremens in circostante misteriose.
Con una vita del genere, la sua produzione letteraria sembra quasi d’obbligo, scontata.
Poe è considerato ancora oggi il maestro dell’incubo, del macabro, della paura sottile, quella che si infila sotto i vestiti come un soffio d’aria gelida nel bel mezzo della notte. E dire che di scrittori che si sono occupati di queste tematiche non sono mancati nel corso dei decenni, senza togliere che la quotidinanità ci offre spunti ben più terrificanti di quelli nati dalla penna della finzione.
I racconti sono il punto forte di Poe, spesso narrati in prima persona con una tecnica cosi sopraffina che l’autore quasi ci inganna, facendoci pensare che la storia venga fuori da sè, fino al lento e inesorabile sciogliersi degli eventi che scivolano sempre in un finale raccapricciante e folle.
Noi della Libreria Immaginaria vogliamo ricordarlo con uno dei suoi migliori racconti, Il gatto nero.
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