Aspettando Godot – Samuel Beckett

"Non accade nulla, nessuno arriva, nessuno se ne va, è terribile!"

Vladimiro ed Estragone stanno aspettando su una desolata strada di campagna un certo “Signor Godot".
La scena è spoglia, solo un albero dietro ai due personaggi, che regola la concezione temporale attraverso la caduta delle foglie che indica il passare dei giorni. Ma Godot (ammesso che egli esista!) non appare sulla scena, e nulla si sa sul suo conto. Egli si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, il quale dirà ai due protagonisti che "oggi non verrà, ma che verrà domani". Non conosciamo le motivazioni dell’attesa dei nostri due “avventurieri”. E, tra incontri con bizzarri personaggi, dialoghi appesi al filo del non sense, discussioni e vaneggiamenti, sappiamo solo che loro aspettano.

Non ho memoria di quali connessioni mi abbiano portato a questo libro così presto (l'ho letto per la prima volta all'età di 14 anni) ma ricordo benissimo il momento in cui sono entrata in libreria, e ricordo di averlo fatto appositamente per questo testo.
Sarà stato il mio amore per il teatro, ma è solo un'ipotesi. Fatto sta che dalla prima lettura l'ho amato. 
Ho fatto amicizia coi due personaggi, che a tratti ho detestato per la loro presunta ottusità. Quella che ho considerato la loro stoltezza era l'attesa dell'arrivo di questo insigne essere che li avrebbe sollevati dalle fatiche e dai patimenti di un'avventura, e che nell'attesa lasciavano scivolare via i giorni. 
Ma chi è Godot? Numerose sono le interpretazioni: il destino, la morte, la fortuna e persino Dio. Dal punto di vista semantico Godot richiama infatti la forma inglese God, ed è sempre stata la mia interpretazione di questo bizzarro e invisibile figuro, ai miei occhi losco. Per questa ragione l’attesa di Vladimiro ed Estragone è l’attesa di tutte le attese, l’Attesa per eccellenza. Lo stesso Beckett non ha mai chiarito questo enigma ed anzi si è così espresso: “Se avessi saputo chi è Godot lo avrei scritto nel copione.”. 

E' un’opera geniale, certamente controversa, ma rappresenta una rivoluzione del teatro contemporaneo. I suoi dialoghi inconcludenti, i suoi silenzi, le sue pause hanno contribuito ad una creazione originale e straordinaria. Forse analizza persino il linguaggio o l’esaurirsi del linguaggio, nel senso che la comunicazione tra gli esseri umani è sempre più scarsa. Sempre più frequenti, al contrario, sono le barriere di comunicazione, l’assurdità, il nonsense della vita stessa. 
E l'ho letto e riletto e riletto ancora. Sottolineato e studiato, come alla ricerca della chiave di volta di tutti gli enigmi. 
Mi ha regalato profonde riflessioni sulla vacuità del cammino dell'essere umano che è tanto preso dalla meta che dimentica il vero senso del viaggio, che è il viaggio stesso. 
Ed ancora troneggia nello scaffale più alto della mia libreria…in attesa di Godot, chiunque o qualunque cosa egli sia.

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Recensione di
Evey

Sono Eva, 34 anni, laureata in Lettere e Filosofia e in Storia e Critica dell'Arte. Da 8 anni collaboro come consulente editoriale con tre grossi nomi dell'editoria.
Lettrice, pittrice, bassista, viaggiatrice on the road. Lavoro al mio primo romanzo e seguo corsi di criminologia.
Chiedetemi di Palahniuk e di Massimo Picozzi...

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9 commenti
  • Bellissima recensione, complimenti! Mi hai assolutamente invogliata a leggere quest'opera teatrale, di cui ho sentito parlare sempre di sfuggita.
    Amo anche io il teatro, e penso che, insieme alla poesia, sia la forma letteraria che più riesce ad avvicinare l'animo umano ai misteri ineffabili della vita.

  • Grazie mille Vivien :)
    Una delle cose che ho amato di questo testo ineguagliabile è stata la totale confusione iniziale in cui mi ha proiettata, seguita da un'obbligatoria riflessione generale sulle radici dell'animo umano.
    Si impone, e rende inevitabile l'apertura di piccole finestre dentro…
    E i testi teatrali, poi, rendono ancora più magiche queste riflessioni. Cariche di poesia e pathos.

  • Io non so chi sia Godot, ma so che mi sta aspettando da circa 25 anni, in composto silenzio, sullo scaffale in basso a sinistra della mia libreria in corridoio.
    Ora, grazie a questa recensione, forse l'attesa sta per concludersi. E finalmente il povero Godot saprà chi sono io!

  • Ho letto questo libro tantissimi anni fa ma mi è rimasto dentro con una forza così vivida che sbuca fra i miei ricordi quando meno me lo aspetto.
    E' stato definito teatro dell'assurdo e, secondo me, mai definizione fu più azzeccata. Capellidargento prova a vincere la tua ritrosia e fatti conquistare anche tu dal meraviglioso nonsense di Beckett, vedrai che non te ne pentirai ;) Grazie Eva per la bella recensione.

  • @Pistacchina: no, non è ritrosia, tutt'altro… è che amo molto il teatro e mi sono sempre ripromesso di vedere una rappesentazione, e poi semmai di leggerlo….  ma per un motivo o per l'altro non sono mai riuscito ad andare. E allora mi sa che stavolta mi decido e prendo in mano l'opera, almeno mi godo quella.

  • L'ho studiato tanti anni fa durante le lezioni di letteratura inglese e sì… anche io ho sempre pensato che Godot fosse Dio che non arriva mai, mentre tutti aspettano dimenticandosi di vivere nel frattempo.

  • @Capellidargento: comunque penso sia anche normale che certi libri debbano attendere su qualche scaffale della nostra libreria, in attesa del momento giusto per essere letti.
    Soprattutto quando si tratta di quei classici di cui tanto si parla e si scrive.
    E mi ha sempre affascinato il cammino che questi libri intraprendono tra gli scaffali: come se fossero dotati di vita propria, partono talvollta dall'angolino in basso a sinistra per arrivare in cima, al centro :)
    Grazie a tutte per i commenti

Recensione di Evey