Acciaio – Silvia Avallone

Acciaio.La curiosità ha giocato un ruolo importante nel farmi aprire questo libro; unito al fatto che è stata mia madre a comprarlo, e a leggerlo prima di me (ho una sorta di ostilità latente nei confronti dei libri di cui si parla troppo -è questo è uno solo dei molti casi).
Secondo al Premio Strega (ma non ho letto il primo, perciò prendete queste mie parole con la dovuta cautela): meritatissimo, anzi probabilmente l'avrei visto con piacere al primo posto.
E' veramente ben scritto, ed è stato notevole il mio piacere nel constatare che nel panorama dei giovani scrittori italiani non c'è solo Pulsatilla e Melissa P. (con tutto il rispetto …più o meno).

La storia non è complessa, anzi, è una buona storia di periferia: due amiche più che del cuore (della pelle, d'infanzia, di vita), nel pieno scoppio dell'adolescenza, sono le protagoniste di questo romanzo. Anzi, ne sono gli occhi e il corpo, perchè tutto quello che succede, seppure il racconto non è in prima persona, è visto attraverso i loro sentimenti e sensazioni. Famiglie difficili, primi amori e prove di vestiti davanti allo specchio, altre amiche e le superiori da cominciare, dopo l'estate.
In tutto questo, il profilo della fabbrica intorno a cui ruota il mondo di Anna e Francesca.

Non vorrei dire di più perchè la storia, appunto, è molto semplice e rischierei di rovinare la lettura. A parte il finale, non è un romanzo incredibilmente originale nè la trama è così complessa, ma mi è piaciuto proprio per questo: perchè è una storia diretta, comune, senza fronzoli e senza dilemmi esistenziali, ma al contempo molto profonda, densa, e ricca.

Enjoy!

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Recensione di
Silvia Righetti

"Tutto quello che vedo mi ricorda qualcosa che ho letto in un libro... ma non dovrebbe essere il contrario? " (cit.); sono una grafomane, oltretutto, quindi dove altro pensavate di potermi trovare?

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5 commenti
  • Sono molto curiosa anche io ma come te, appunto, ho avuto un po' di remore vista la pubblicità, il casino con Vespa e le tette della Avallone.
    Però continua ad incuriosirmi.
    Prima o poi ci casco ossì.

    • Ecco, mi chiedevo se fosse già stato recensito, anche se l’ho letto quest’estate.

      Per quanto possa valere il mio giudizio, a me è piaciuto parecchio. Benché non mi abbia ispirato una recensione all’epoca. Come dire: forse troppo perfetto?

      Le tette della Avallone? Maledizione, dove?

  • A me è piaciuto molto: l'ho trovato robusto, onesto, rigoroso e ben scritto. Anche coraggioso, nell'andare a ravanare in una realtà, quella operaia dei quartieri popolari, che dopo Pasolini sembrava essere stata inghiottita da un buco nero. Invece ci sono ancora, e se qualcuno ha voglia di capire come mai oggi queste persone tengano insieme l'ossimoro delle manifestazioni con la FIOM e del voto a Berlusconi, secondo me può lasciar perdere i pensosi tomi dei nostri sociologi: è meglio una full immersion in questo libro. Che però – per fortuna! – non è un libro "impegnato", di quelli che ti facevano leggere a scuola "per la profondità del messaggio", e che inevitabilmente alienavano alla lettura intere generazioni di studenti: è un libro che racconta una storia che cattura il lettore e ambienta questa storia nella realtà. Il che, di questi tempi, probabilmente basta per farne un libro rivoluzionario.

Recensione di Silvia Righetti