I pugnalatori – Leonardo Sciascia

Era trascorso poco più di un secolo, dal famoso 1° ottobre 1862, quando Leonardo Sciascia (Racalmuto 1921 – Palermo 1989) cercò di fare luce sugli eventi di quel giorno e dei mesi successivi. Il risultato fu un breve ma denso libriccino che è difficile definire (come spesso accade con le opere di Sciascia): un saggio storico, si potrebbe dire; costruito però con l’arte consumata del narratore. Il titolo era I pugnalatori, l’anno il 1976. L’anno precedente lo scrittore si era già dedicato ad un’opera simile, con la ricostruzione dell’evento (anche questo misterioso, e mai veramente chiarito) della scomparsa del giovane fisico Ettore Majorana. La scomparsa di Majorana è certamente un’opera di più alto valore, artistico prima ancora che documentario e investigativo: tuttavia anche I pugnalatori presenta numerosi motivi di interesse, oltre ad essere di scorrevole (anche se dura, dolorosa) lettura.

La proclamazione del Regno d’Italia risale solo all’anno prima, quando la notte del 1° ottobre 1862, a Palermo, in tredici luoghi diversi della città avvengono delle misteriose pugnalazioni, compiute da individui resi irriconoscibili da un identico travestimento e rivolte ai danni di cittadini qualunque, per lo più persone per bene. Il procuratore piemontese Guido Giacosa, di recente trasferito in Sicilia, insieme al giudice istruttore Mari, riesce a risalire non solo agli esecutori materiali degli agguati, ma anche ai “reclutatori” e ai mandanti. Viene così scoperta una trama filoborbonica, tesa a screditare il governo italiano e a preparare il terreno ad un’insurrezione. A pagare però, con un’atroce condanna alla ghigliottina o al carcere, saranno solo i cosiddetti “pesci piccoli”: i baroni manterranno invece intatti potere e prestigio.

Guido Giacosa va ad aggiungersi alla schiera degli investigatori sciasciani: non ha l’idealismo di Bellodi né l’ingenuità di Laurana, non è un personaggio ambiguo come Rogas … È un uomo ancora diverso, ma come loro intimamente, irriducibilmente amante della verità e purtroppo destinato alla scacco. A differenza di quelli, inoltre, è un personaggio storico; ma sappiamo che per Sciascia la linea di demarcazione tra letteratura d’invenzione e saggistica non era così netta: temi e passione sono i medesimi. L’altra grande protagonista è, come in tanti scritti dell’autore, la Sicilia: isola bellissima e terribile, specchio della realtà italiana (e della condizione umana di ogni tempo e di ogni luogo).

Sciascia è stato un indagatore attento e spietato della società e della politica italiane, e non solo di quelle a lui contemporanee: egli anzi ha saputo ben individuare nel passato recente o remoto della nostra storia le origini prime dei fenomeni di malcostume, corruzione, criminalità che affliggevano l’Italia degli anni ’60, ’70, ’80 (rivelandosi spesso anche profeta del futuro). La vicenda dei pugnalatori non fa eccezione. Nel rileggere e nell’interpretare documenti e testimonianze Sciascia non perde occasione per stabilire paralleli con il proprio tempo, denunciando l’insipienza e le trame oscure della politica passata e  presente. Il doppio gioco dei baroni che avevano salutato la proclamazione del Regno d’Italia mentre già progettavano una rivoluzione borbonica non può non far pensare a più recenti “trasformismi”; la probabile connivenza del governo italiano nella vicenda dei pugnalatori rimanda evidentemente alle collusioni di apparati dello Stato con il terrorismo di quasi un secolo dopo.

Sciascia non tace nessuna verità scomoda, non rinuncia a nessuna ipotesi, anche la più scabrosa. Lo fa spesso anche con ironia, ma mai con distacco o freddezza: perché le ferite dell’Italia erano anche le sue ferite. E forse proprio per le sue denunce scomode, che non arretravano di fronte a nessuno, Sciascia è stato troppo presto e ingiustamente accantonato.

Ad un certo punto […] Francesco Crispi aveva detto: “Penso che il mistero continuerà e che giammai conosceremo le cose come veramente sono avvenute”. Si preparava così a governare l’Italia.

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Recensione di
D. S.

Sono una lettrice vorace, una cinefila entusiasta e un'insegnante appassionata del suo lavoro; e non so concepire le tre cose disgiunte l'una dall'altra.

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