Volete ridere?
Certo che sì a tutti piace ridere, degli altri soprattutto, di se stessi è un po’ più dura.
Per fortuna c’è un amico torinese, l’ ultimo poeta professionista vivente, che ci insegna a farlo con le sue poesie prima ed ora con questo romanzo. Il libro, che senza voler fare della dietrologia mi pare fortemente autobiografico, racconta di Giacomo poeta aerofobo part- time e impiegato in un barboso lavoro d’ufficio che non merita di essere meglio delucidato al lettore.
La sua vita si divide tra la famiglia (padre laconico e madre che è stata sostituita da un ultracorpo alieno), vecchi amici, scambi epistolari con improbabili personaggi e un frigo pieno zeppo di pizze surgelate.
Poi un giorno questo uomo disagiato sale su un aereo dove incontra Agata e, come direbbe lui, “sbiella”. Inizia allora un’ impacciata danza del corteggiamento che alterna l’ euforia da cardiopalma alla disperazione ingravescente, fatta di notti insonni e paranoie, ma raccontata con tanta ironia e dolcezza da farla sembrare quasi una cosa piacevole e non un agonico travaglio.
Guido Catalano di ci racconta di come l’ amore trovi la sua strada, malgrado tutte le imperfezioni che vorremmo eliminare ma che fanno ahimè parte del gioco. A condire la trama ci sono reveries adolescenziali di un’ adolescenza non proprio fortunata, intermezzi letterari esilaranti ed allucinazioni visive con protagonista Toio Cartonio, a conferma di una qualche malattia mentale del protagonista.
Alla fine non vi saprei dire se sia un libro serio o demenziale perché anche dietro l’ ironia a volte si nascondono faccende tutt’altro che leggere. Magari alcune risate vi usciranno un po’ amare, ma c’è da ridere. Quello sicuro.