Il cacciatore di aquiloni – Khaled Hosseini

Amir e Hassan sono due bambini afghani cresciuti insieme: sono come fratelli, non fosse altro che Hassan è il servo personale di Amir.

Per tradizione, quindi, Hassan è inferiore al suo unico e affezionato compagno di giochi. Gli è fedele e lo sarà sempre, anche quando Amir non riesce a vincere la sua vigliaccheria, una volta più di tutte le altre, provocando un solco profondissimo nel loro rapporto.

Il senso di colpa è difficile da affrontare ma impossibile da sotterrare: passano gli anni e Amir, con suo padre Baba, emigra negli Stati Uniti. Riesce a perseguire il proprio sogno, quello di diventare uno scrittore; riesce a conquistarsi un po’ dell’affetto e della considerazione che il padre gli ha sempre somministrato con troppa parsimonia, come se avesse paura di sprecarli, grazie anche al suo matrimonio; riesce ad accantonare e forse ridimensionare la colpa che gli resta comunque addosso dopo oltre vent’anni.  Un giorno, però, gli si presenta l’occasione per rimediare il male che ha fatto: spaventato, si fa coraggio e torna a Kabul, che ora è in mano ai Talebani e non lo accoglie come si sarebbe aspettato. Tutti i suoi ricordi sono sovrastati da un paesaggio desolante.

Il cacciatore di aquiloni è un romanzo sul contrappasso, che non cessa di seguire il protagonista per tutta la sua durata. La colpa da cui muove l’azione è grave, e altrettanto dolorose sono le prove che Amir deve affrontare in seguito. Sembra quasi che non potrà mai più uscirne: la morte del suo passato sembra volerlo trascinare con sé e tingere anche il futuro. Si potrebbe pensare che se lo merita, ma si potrebbe anche credere che tutti vorremmo l’opportunità di riscattare i nostri peccati, senza essere giudicati troppo severamente. Ecco perché non è possibile riporre questo libro sullo scaffale senza averlo finito.

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P8L
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3 commenti
  • Questo libro è davvero un pugno nello stomaco, ma di quelli assestati belli forti.
    “…non è possibile riporre questo libro sullo scaffale senza averlo finito.” Sono assolutamente d’accordo con questa tua affermazione, per quanto possa essere doloroso procedere nella lettura.
    Ed è una storia che non si dimentica facilmente, sono rimasta a pensarci per giorni dopo aver finito il romanzo.
    Non credo che avrò mai la forza di rileggerlo né vorrò vedere mai il film ma mi sento di sottoscrivere in pieno il tuo consiglio: è un libro che va letto.

  • non l’ho mai metto, pensando che fosse “emotivamente troppo pesante” per me, almeno finchè non riesca a trovare un momento di relativa pace e serenità. che dici, faccio bene? o dovrei comunque prenderlo in mano, succeda quel che deve?

  • non so Krysal… se stai vivendo un periodo particolarmente delicato dal punto di vista emotivo sarebbe meglio allora rimandare questa lettura… ci sono certi passaggi che ti rimbombano dentro anche quando il libro lo hai chiuso da un bel po’… in ogni caso ti auguro di trovare presto la pace che cerchi :)

Recensione di P8L